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CAMERE FEDERALIIl piatto che scotta: l'inchiesta parlamentare su CS/UBS e l'export di materiale bellico

07.06.23 - 07:31
I lavori alle camere federali riprendono questa mattina e i temi sono molto delicati.
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Fonte ats
Il piatto che scotta: l'inchiesta parlamentare su CS/UBS e l'export di materiale bellico
I lavori alle camere federali riprendono questa mattina e i temi sono molto delicati.

BERNA - Riprendono stamane i lavori alle camere federali che si interromperanno alle 12.00, un'ora prima del solito, per consentire ai gruppi parlamentari di partire per la tradizionale escursione estiva.

Il programma del Consiglio nazionale prevede, dalle 08.00, quale primo tema, l'iniziativa parlamentare volta ad istituire una Commissione parlamentare d'inchiesta sulla fusione fra Credit Suisse e UBS.

Il decreto federale dovrebbe superare agevolmente lo scoglio del Nazionale per poi passare agli Stati ancora questa settimana, affinché nella terza settimana di sessione si possa svolgere un'eventuale procedura di appianamento delle divergenze.

La CPI è il più forte strumento di controllo parlamentare ed è stato finora istituita solo in quattro occasioni: sulla vicenda dei Mirages (1964), sulle dimissioni di Elisabeth Kopp (1989), sullo scandalo delle schedature (1990) e sulla cassa pensione federale (1995).

Riesportazione armi

Il menù del Consiglio degli stati (dalle 08.15), contempla in entrata un dibattito, a livello di divergenze, sulla Politica agricola 2022 (PA22+).

In seguito, l'altro grande tema in agenda, è rappresentato da un'iniziativa parlamentare e una mozione che chiedono una modifica della Legge sul materiale bellico. Questi due atti parlamentari hanno maggiori possibilità di successo dopo la bocciatura da parte del Consiglio nazionale, la settimana scorsa, della cosiddetta Lex Ucraina che avrebbe voluto consentire la riesportazione di armi prodotte in Svizzera verso Kiev, paese in guerra con la Russia dal febbraio 2022.

L'iniziativa parlamentare auspica una modifica di legge affinché, in caso di forniture a Stati che si riconoscono nei nostri stessi valori e che dispongono di un regime di controllo delle esportazioni simile a quello elvetico, la dichiarazione di non riesportazione sia limitata a 5 anni se il Paese acquirente si impegna a trasferire il materiale bellico a condizione che il Paese di destinazione non sia coinvolto in un conflitto armato interno o internazionale.

Tuttavia, tale restrizione non si applicherebbe ai casi in cui un Paese di destinazione si avvale del suo diritto di autodifesa - come nel caso concreto dell'Ucraina - conformemente al diritto internazionale. Inoltre, lo Stato in questione non deve violare in maniera grave i diritti umani, né impiegare il materiale bellico contro i civili.

La mozione si prefigge lo stesso scopo, ossia un allentamento della Legge sul materiale bellico se la richiesta di riesportazione di uno stato estero si riferisce a una situazione che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha dichiarato, in una risoluzione, come contraria al divieto dell'uso della forza previsto dal diritto internazionale e se non vi si oppongono interessi preponderanti in materia di politica estera della Svizzera.

Nel caso in cui il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non giunga a una decisione a seguito di un veto, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite deve aver constatato con una maggioranza di due terzi una violazione del divieto dell'uso della forza previsto dal diritto internazionale.

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