La guerra in Ucraina ha inaugurato un trend molto conflittuale per la Confederazione che fatica a trovare una linea internazionale netta
BERNA - A traino dell'Unione Europea, lo sappiamo bene, la Svizzera ha deciso di accodarsi per quanto riguarda le sanzioni alla Russia di Putin dopo l'invasione dell'Ucraina.
Una scelta che ha fatto molto discutere e che si colloca in un momento piuttosto critico per quanto riguarda i rapporti internazionali della Confederazione che fatica a trovare una linea chiara e perentoria per quanto riguarda la diplomazia e la politica estera.
Da una parte c'è la voglia di fare “la cosa giusta”, almeno stando alla prospettiva occidentale di Bruxelles e Nato, dall'altra ci sono le sue leggi e i sui principi fondanti, e fondamentali, come quello della neutralità.
Hanno quindi finito per spaccare in due politica e opinione pubblica le recenti faccende relative al materiale bellico svizzero, fra doppio export verso Kiev, incagliatosi in qualche modo al Nazionale e cassato oggi dal Consiglio Federale così come le voci su prestito dei tank Leopard a Berlino.
Fra prese di posizioni nette e interlocutorie, la politica e le istituzioni tentennano con un occhio ai “vicini” europei (sempre più critici nei confronti della Svizzera) e l'altro sulla Costituzione, senza però mai dimenticare il proverbiale “borsello”, ovvero l'industria e le banche.
E sono proprio gli istituti di credito quelli più sul chi vive, per il timore di perdere importanti fette di clientela a causa dell'intervento statale, sulla falsariga di quanto fatto con gli oligarchi. I cui soldi, lo ricordiamo, stando a Berna non potranno essere confiscati.
Prossimo tassello di questa multi-crisi tutta elvetica riguarda l'Iran, il cui efferato regime è sotto sanzioni tanto da Unione Europea quanto dagli Stati Uniti. Al momento, scrive la Neue Zürcher Zeitung, Berna avrebbe aderito alla condanna (morale) internazionale ma non alle misure punitive, fatta eccezione per quelle relative ai droni ceduti alla Russia per colpire le forze di Kiev.
Secondo il Nazionale, che si è pronunciato proprio ieri a riguardo con 105 voti a favore e 65 contrari, la Confederazione dovrebbe sanzionare Teheran, accodandosi a Bruxelles.
Questo malgrado il discorso prudente alla Camera del consigliere federale Ignazio Cassis, che ha fatto appello all'importanza diplomatica svizzera e la sua funzione fondamentale di mediatore fra Oriente e Occidente (in primis verso gli Stati Uniti) della Confederazione. La palla adesso passerà agli Stati che avevano però già bocciato una proposta analoga lo scorso novembre.
Anche per quanto riguarda l'Iran, va detto, c'è una certa ambivalenza conflittuale dal punto delle istituzioni: fra le condanne - aperte e meno aperte - altri atteggiamenti, per alcuni fin troppo diplomatici.