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SVIZZERAProgrammi accademici, Berna e Bruxelles devono tornare a parlarsi

20.02.23 - 20:22
Una risoluzione della rappresentanza svizzera dei Giovani del Centro è stata accolta al Congresso dei Giovani Popolari Europei.
Giovani del Centro Svizzeri
Programmi accademici, Berna e Bruxelles devono tornare a parlarsi
Una risoluzione della rappresentanza svizzera dei Giovani del Centro è stata accolta al Congresso dei Giovani Popolari Europei.

BERNA - Uno sforzo maggiore per stabilizzare i rapporti Berna-Bruxelles. Questa la richiesta dei Giovani del Centro Svizzeri durante il Congresso dei Giovani Popolari Europei svoltosi questo weekend a Helsinki. La delegazione elvetica, rappresentata da Michele Roncoroni, Segretario Internazionale, e Flor Roggenbauch, membro della Commissione internazionale, ha presentato un documento che richiede al partito di Ursula Von der Leyen una presa di coscienza dell’importanza dell’unità del settore della ricerca scientifica europea. 

Il principale presupposto per raggiungere tale obbiettivo, si legge nel documento, consiste nel «dare priorità alla cooperazione accademica e di stampo scientifico rispetto a dissidenze tra singoli stati». Solamente un mondo della ricerca scientifica europea unito può garantire competitività nei confronti delle superpotenze come Stati Uniti d’America e Repubblica Cinese. Al Partito Popolare Europeo viene inoltre richiesto di impegnarsi per «promuovere una veloce stabilizzazione delle relazioni tra Unione Europea e Svizzera».

«La risoluzione è un forte segnale da parte dei giovani politici europei. Dal 1987, la Svizzera e l'UE collaborano con successo nel campo della ricerca. Tuttavia, a causa dello stato attuale delle relazioni tra Svizzera e Unione Europea, questa importante cooperazione è sempre più sotto pressione», afferma Michele Roncoroni. «Attraverso intense discussioni, siamo riusciti a superare un certo scetticismo di fondo e a far capire ai nostri colleghi l'impatto negativo dell'esclusione della Svizzera dai programmi di ricerca europei per le giovani generazioni. Non è giusto che siano loro a pagare il prezzo del blocco politico».

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