Il Consiglio federale ha approvato oggi il programma di reinsediamento per il prossimo biennio.
Almeno il 90% di queste persone dovrà essere «in fuga da conflitti gravi e da persecuzioni personali in Medio Oriente e lungo la rotta migratoria del Mediterraneo centrale verso l'Europa».
BERNA - La Svizzera ammetterà nel prossimo biennio fino a 1600 rifugiati che si trovano in una situazione precaria nei Paesi di prima accoglienza. È quanto ha annunciato oggi il Consiglio federale, che ha approvato il programma di reinsediamento 2022-2023
A ciò, indica un comunicato governativo odierno, si aggiunge anche un contingente massimo di 300 rifugiati che è stato impossibile ammettere nel quadro del programma precedente (ovvero 2020-2021) a causa dei ritardi legati alla pandemia di Covid-19. Il reinsediamento - il cui contingente ammesso in Svizzera varia tra 1500 e 2000 per biennio - è il trasferimento dei rifugiati bisognosi di particolare protezione provenienti da un Paese di prima accoglienza verso un altro Paese, dove potranno stabilirsi durevolmente.
Almeno il 90% dei rifugiati da reinsediare dovranno essere «persone in fuga da conflitti gravi e da persecuzioni personali in Medio Oriente e lungo la rotta migratoria del Mediterraneo centrale verso l'Europa». La Confederazione si concentrerà in particolare su 3-5 Paesi di prima accoglienza, spiega l'Esecutivo, senza tuttavia specificare quali. Al massimo il 10% dei posti potrà invece essere utilizzato per gruppi di rifugiati il cui bisogno di protezione e di reinsediamento risulta da situazioni impreviste e che si trovano al di fuori dei Paesi ospitanti identificati.
La Svizzera, da numerosi decenni, fa del reinsediamento una delle componenti fondamentali della politica svizzera in materia di rifugiati. Il Consiglio federale precisa che la decisione è stata presa dopo aver consultato le commissioni parlamentari e il gruppo d'accompagnamento composto da rappresentanti della Confederazione, dei Cantoni, delle città e dei Comuni.