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SVIZZERAProtezione dati, Lobsiger bacchetta i partiti

27.10.19 - 14:49
L'incaricato federale ha parlato della recente campagna per le federali, che ha richiesto più interventi da parte sua
Keystone (archivio)
Adrien Lobsiger
Adrien Lobsiger
Protezione dati, Lobsiger bacchetta i partiti
L'incaricato federale ha parlato della recente campagna per le federali, che ha richiesto più interventi da parte sua

BERNA - I partiti hanno avuto qualche problema a rispettare appieno la protezione dei dati nel periodo precedente le elezioni federali. Adrian Lobsiger, Incaricato federale della protezione dei dati e della trasparenza (IFPDT), ha dovuto intervenire più volte e chiedere correzioni.

In un'intervista con la NZZ am Sonntag, Lobsiger sottolinea che solo poche formazioni hanno rispettato fin dall'inizio le disposizioni in materia. Per questo motivo è intervenuto più volte. Verso la fine della campagna i partiti sono stati indotti a rispettare le regole anche grazie all'adozione di una guida elaborata lo scorso dicembre con i delegati cantonali per la protezione dei dati, un questionario di sollecito distribuito in giugno e i resoconti dei media sulla questione.

La violazione più grave non è stata riscontrata in campagna elettorale, ma prima della votazione sull'iniziativa per l'autodeterminazione nel novembre 2018: un partito aveva incaricato un'agenzia di raccogliere numeri di telefono.

In pratica, ad alcune persone era stato chiesto di fornire il numero di cellulare dei loro amici e l'agenzia ha poi inviato loro raccomandazioni di voto via SMS. Il mittente risultava essere uno degli amici in questione. «Si tratta di una flagrante violazione della protezione dei dati. Se non fossimo intervenuti, il partito avrebbe probabilmente fatto lo stesso durante la campagna elettorale», ha detto Lobsiger.

Mister dati si è astenuto dal formulare raccomandazioni durante la campagna elettorale. A suo avviso l'opinione pubblica l'avrebbe probabilmente percepito come un'interferenza nelle elezioni. Non è neppure di competenza del responsabile della protezione dei dati decidere in merito alla veridicità delle informazioni fattuali o stabilire se si tratti di manipolazioni. «Tali decisioni degenerano rapidamente in censura e limitano le libertà fondamentali dei cittadini», ha concluso.

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