NEUCHÂTEL - È corsa contro il tempo nel Canton Neuchâtel per la concretizzazione del salario minimo di 20 franchi all'ora. Una sentenza del Tribunale federale (TF), pubblicata lo scorso 4 agosto, stabilisce proprio per questa data l'entrata in vigore del provvedimento. Il Consiglio di Stato ha posto oggi in consultazione, per poco meno di un mese, un progetto di regolamento d'applicazione. Un'attuazione piena della paga minima non è attesa prima di novembre.
Nella sentenza del 21 luglio, il TF ha respinto i ricorsi inoltrati da padronato e organizzazioni economiche contro un salario minimo orario di 20 franchi a Neuchâtel. Concretamente i ricorsi erano rivolti contro la legge adottata nel maggio del 2014 dal Gran Consiglio che ha fissato un salario minimo annuale di 41'759 franchi per una settimana lavorativa di 41 ore, ciò che corrisponde a dodici mensilità di 3480 franchi.
Nella sentenza il TF, considerando la legge neocastellana una misura di politica sociale, la giudica conforme al principio costituzionale della libertà economica e non lesiva del diritto federale.
La norma, che concretizzava una modifica della Costituzione cantonale del 2011, prevedeva un'attuazione graduale, che avrebbe lasciato il tempo di adattarsi agli imprenditori.
La sentenza del TF non permette di spostare nel tempo i termini - tutti scaduti - previsti originariamente dalla legge, ha spiegato oggi in una conferenza stampa a Neuchâtel il responsabile del Dipartimento cantonale dell'economia e dell'azione sociale Jean-Nathanaël Karakash (PS).
Il salario minimo è direttamente applicabile, anche per i settori che sottostanno a un contratto collettivo di lavoro, ha sottolineato. Per il consigliere di Stato è dunque imperativo elaborare rapidamente un regolamento d'applicazione, in particolare per fare chiarezza sulle situazioni per cui valgono eccezioni. Stando alla legge, il Consiglio di Stato ha infatti la competenza di fissare rimunerazioni più basse per determinati settori economici, in particolare agricoltura e viticoltura.
Malgrado la necessità di procedere rapidamente, il governo cantonale vuole puntare su un lavoro di qualità, prendendosi il tempo di consultare le parti sociali, ha affermato Karakash. Il progetto di regolamento di applicazione è dunque stato posto in consultazione fino al 29 settembre. Il Consiglio di Stato spera di poterlo adottare in ottobre e di porlo in vigore per il primo novembre.
Il regolamento prevede in particolare che la commissione tripartita di osservazione del mercato del lavoro sorvegli l'applicazione delle nuove disposizioni. Avrebbe la competenza di elaborare direttive e pronunciare decisioni; inoltre pubblicherebbe un rapporto annuale.
"Non faremo una caccia alle streghe per il periodo da agosto alla fine dell'anno", ha commentato Karakash. Un dispositivo di osservazione sarà funzionante dall'anno prossimo.
I lavoratori al beneficio della paga minima potranno chiedere l'effetto retroattivo al 4 agosto e in teoria potranno portare il loro caso davanti a un tribunale se non dovessero ottenerlo. Ma il Consiglio di Stato conta su un'entrata in vigore pragmatica del salario di 20 franchi orari, in uno spirito di dialogo e partenariato sociale, ha affermato Karakash.
La legge prevede che il salario minimo neocastellano sia adattato all'inflazione a scadenza annuale. Dato che quest'anno l'indice dei prezzi al consumo è negativo, la busta paga minima risulta essere di 19,70 franchi all'ora.
Neuchâtel è il primo Cantone a disporre di una legge che fissa una busta paga minima. Le decisioni neocastellane interessano in Ticino, dove il popolo ha adottato nel 2015 un'iniziativa popolare dei Verdi tuttora inapplicata.
In Ticino iniziativisti e sindacati da un lato e mondo economico dall'altro non sono riusciti ad accordarsi su una retribuzione minima. I primi non vogliono che sia inferiore ai 3500 franchi, mentre il secondo auspica un minimo attorno ai 3000 franchi, facendo riferimento alla busta paga più modesta fissata nella maggior parte dei contratti normali di lavoro in vigore in Ticino. La patata bollente è ora nelle mani del Consiglio di Stato.