Nel mirino di uno dei manager più pagati della storia svizzera è la decisione di allentare ulteriormente la politica monetaria
ZURIGO - Il presidente del consiglio di amministrazione (Cda) di UBS, Axel Weber, critica la Banca centrale europea (Bce) e in particolare la decisione del presidente uscente Mario Draghi di allentare ulteriormente la politica monetaria. «Ho trovato questa mossa della Bce prematura e inappropriata», afferma il manager tedesco - uno dei più pagati della storia in Svizzera per la funzione che ricopre - in un'intervista alla Frankfurter Allgemeine Zeitung.
Secondo l'ex numero uno della Bundesbank, Draghi avrebbe fatto meglio a lasciare questa decisione al suo successore, Christine Lagarde: «Ora lei ha le mani legate».
Per Weber le banche centrali non dovrebbero essere utilizzate come agenti di correzione di decisioni errate da parte degli investitori o come «officina di riparazione» per politiche sbagliate. L'Europa ha urgente bisogno di una politica strutturale e aziendale favorevole alla crescita, sostiene il 62enne. È necessario che il continente si orienti strutturalmente alle tendenze del futuro: «Ma questo non sta accadendo».
Prendendo posizione sulle ricorrenti voci di una fusione fra UBS e Deutsche Bank (di cui fra il 2004 e il 2011 è stato presidente), Weber si è limitato ad osservare che «UBS ha il potenziale per crescere organicamente».
L'ex professore universitario prevede peraltro tempi difficili per le banche europee. «La pressione sta aumentando. Le banche europee si concentrano troppo sul mercato continentale, che rende troppo poco. Sarà molto difficile per le banche dell'Eurozona recuperare il ritardo nella concorrenza globale».
In ogni caso, le banche europee - tra cui UBS - operano a suo avviso con uno svantaggio normativo che rende estremamente difficile il consolidamento e la crescita del bilancio.
Le dichiarazioni di Weber giungono a undici anni esatti dal salvataggio della banca da parte dello stato: il 16 ottobre 2008, per evitare il crollo dell'istituto giudicato di importanza sistemica, nel pieno della crisi finanziaria, la Banca nazionale svizzera e il Consiglio federale intervennero con una manovra da 68 miliardi (60 miliardi di dollari la BNS, 6 miliardi di franchi la Confederazione). Un intervento - così venne detto allora - volto a «rivitalizzare il bilancio di UBS».
Weber è diventato presidente del Cda di UBS il 3 maggio 2012, succedendo all'ex consigliere federale Kaspar Villiger, facendo subito parlare di sé per il bonus d'entrata dal valore di circa 4 milioni di franchi, in contanti e in azioni.
Nei sei anni e mezzo in cui è stato presidente Weber ha incassato (sino a fine 2018) 39,7 milioni di franchi, tanto cioè quanto uno svizzero medio (prendendo i dati salariali mediani del 2016) guadagna in oltre cinque secoli, per la precisione in 508 anni. Un ticinese (con retribuzioni medie più basse) dovrebbe sgobbare quasi un secolo in più, arrivando a 594 anni.
La retribuzione di Weber (a parte il primo anno, in cui è stato attivo solo nel periodo maggio-dicembre) è rimasta praticamente immutata sempre a 6 milioni all'anno (per la precisione oscillando fra 5,9 e 6,1 milioni).
Ben più movimentato è stato il corso dell'azione UBS in borsa, non sempre però nella direzione auspicata dai detentori di titoli. Nel periodo in rassegna l'azione ha subito un minimo di 9,69 franchi nel 2012, è salita sino a un massimo di 22,57 franchi nel 2015, per poi però tornare a scendere: oggi il titolo è scambiato a circa 11 franchi.