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SVIZZERAAccordi nel commercio delle divise: multate 5 banche

06.06.19 - 07:42
UBS è stata liberata dalla multa della COMCO siccome si è autodenunciata per prima. Credit Suisse è ancora sotto inchiesta
Keystone - foto d'archivio
Accordi nel commercio delle divise: multate 5 banche
UBS è stata liberata dalla multa della COMCO siccome si è autodenunciata per prima. Credit Suisse è ancora sotto inchiesta

BERNA - La Commissione della concorrenza (COMCO) ha multato cinque grandi banche internazionali - Barclays, Citigroup, JP Morgan, MFUG Bank e RBS - per circa 90 milioni di franchi: avevano concluso accordi illeciti nel commercio delle divise di cassa. Per ora nessuna sanzione è stata inflitta a istituti elvetici.

Alcuni istituti finanziari si sono autodenunciati beneficiando di una riduzione delle sanzioni, precisa una nota odierna dell'autorità di vigilanza. UBS è stata esentata dalla multa siccome si è autodenunciata per prima. Credit Suisse è invece ancora sotto inchiesta, mentre quelle nei confronti di Julius Bär e della Banca cantonale di Zurigo sono state archiviate.

Dall'inchiesta è emerso che gli operatori delle varie banche attive a livello internazionale hanno concertato in due cartelli distinti le loro attività riguardanti determinate valute (franchi svizzeri, euro, sterline, yen, dollari Usa, canadesi, australiani e neozelandesi, nonché corone svedesi e norvegesi) nel commercio delle divise di cassa.

La coordinazione del corso delle valute avveniva attraverso delle chat room, precisa la COMCO. Le indagini hanno preso il via nel 2014 ed hanno occupato le autorità per oltre cinque anni: in questo periodo sono state valutate circa 77 milioni di pagine di comunicazione elettronica delle diverse chat room online.

Al cartello denominato "Three way banana split" hanno partecipato tra il 2007 e il 2013 operatori di Barclays, Citigroup, JPMorgan, Royal Bank of Scotland (RBS) e UBS. Al cartello "Essex express" hanno invece preso parte tra il 2009 e il 2012 operatori di Barclays, MUFG Bank, RBS e UBS.

Le banche, aggiunge la COMCO, si sono impegnate attraverso una conciliazione a non più concludere tali accordi in futuro. Nel dettaglio, le multe ammontano a 27 milioni di franchi per Barclays, 28.5 milioni per Citigroup, 9.5 milioni per JPMorgan, 1.5 milioni per MUFG Bank e 22.5 milioni per RBS (Royal Bank of Scotland).

La decisione - precisa la COMCO - può ancora essere impugnata davanti al Tribunale amministrativo federale.

Già multate in passato - Lo scorso 16 maggio la Commissione Ue aveva inflitto una multa di 1,07 miliardi di euro a Barclays, RBS, Citigroup, JPMorgan e MUFG per aver partecipato a due cartelli sul mercato delle transazioni in valuta straniera. UBS, che aveva denunciato il cartello, ha potuto godere dell'immunità: ciò ha consentito alla grande banca elvetica di evitare una multa di 285 milioni di euro.

In quell'occasione le autorità europee e quelle svizzere preposte alla concorrenza hanno collaborato: sulla base degli accordi bilaterali vi è stato un regolare scambio di informazioni, ha indicato la COMCO.

Tre anni fa, il 21 dicembre 2006, la Commissione della concorrenza aveva annunciato di aver inflitto a diverse banche svizzere ed estere multe per un totale di 99,1 milioni di franchi in cinque procedimenti differenti, che riguardano cartelli inerenti all'EURIBOR, al LIBOR in franchi svizzeri, allo Yen LIBOR/Euroyen TIBOR nonché allo spread dei derivati in franchi svizzeri. Credit Suisse aveva ricevuto una multa di 2,042 milioni, mentre UBS, anche in quell'occasione aveva dovuto sborsare nulla in quanto aveva segnalato l'esistenza del cartello alla Commissione.

Niente accordi su metalli preziosi - Nello stesso giorno in cui annuncia multe alle banche per accordi illeciti su divise la COMCO fa anche sapere di aver archiviato l'inchiesta per far luce su possibili accordi tra gli istituti nel commercio di metalli preziosi.

Il sospetto di una violazione delle normative sui cartelli non ha potuto essere confermato, si legge in un comunicato odierno. Con decisione datata 27 maggio la COMCO ha così deciso di chiudere le indagini con un nulla di fatto.

Ad essere sospettate di intese illegali nel commercio di oro, argento, platino e palladio erano due banche svizzere, UBS e Julius Bär, nonché cinque straniere: la tedesca Deutsche Bank, le inglesi Barclays e HSBC, l'americana Morgan Stanley e la giapponese Mitsui.

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