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ZURIGOApprendista morto in cantiere, due muratori condannati

10.11.22 - 16:02
Per il capomastro il tribunale ha inflitto una pena di sette mesi di detenzione.
Foto Deposit
Apprendista morto in cantiere, due muratori condannati
Per il capomastro il tribunale ha inflitto una pena di sette mesi di detenzione.

DIETIKON - Due lavoratori edili sono stati riconosciuti colpevoli di omicidio colposo in relazione ad un incidente avvenuto nel dicembre 2019 in un cantiere di Dietikon, dove un apprendista è morto schiacciato sotto quattro enormi casseri che non erano fissati. Un terzo imputato è stato assolto.

Il Tribunale distrettuale di Dietikon ha condannato oggi in prima istanza il capomastro di 70 anni a sette mesi di detenzione con la condizionale e un operaio di 22 anni a una pena pecuniaria, pure sospesa, di 150 aliquote giornaliere da 90 franchi. I due dovranno inoltre sobbarcarsi una parte delle spese processuali.

L'imputato assolto è un macchinista di 36 anni che avrà diritto a un risarcimento di 43'000 franchi. La sentenza non è ancora definitiva.

L'incidente è avvenuto alle cinque del mattino del 5 dicembre di tre anni fa. I tre imputati stavano lavorando, assieme a un apprendista al primo anno, al centro di una fossa di scavo, con quattro grandi casseforme del peso di diverse tonnellate appoggiate a una parete una accanto all'altra senza essere fissate.

Stando all'atto d'accusa, l'operaio non specializzato doveva fissare delle catene alla sommità dei casseri, per poi spostarli alla loro destinazione finale con l'aiuto di un escavatore. Ma una volta appoggiata una scala, le enormi lastre si rovesciarono, seppellendo l'apprendista che morì all'istante.

La procuratrice ha richiesto per i tre imputati, tutti incensurati, pene detentive di otto mesi con la condizionale. I casseri non avrebbero in nessun caso dovuto rimanere non fissati. Per la pubblica accusa, l'incidente è dovuto ad un "intreccio di violazioni degli obblighi di diligenza" degli imputati.

Nel corso del dibattimento, il capomastro è stato l'unico dei tre a riconoscere le accuse e a esprimere il proprio rammarico alla famiglia della vittima, senza tuttavia fornire altre spiegazioni. I due coimputati si sono perlopiù avvalsi del diritto di non rispondere alle domande del giudice o hanno detto di non ricordare.

Il difensore del capomastro ha sostenuto la tesi della negligenza - e non del "dolo" - è si è battuto per una pena pecuniaria sospesa di al massimo 90 aliquote da 60 franchi. Gli altri due difensori hanno addossato l'intera responsabilità al capomastro e chiesto il proscioglimento dei loro assistiti da tutte le accuse.
 
 

 

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