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LOSANNARagazzina morta sciando, nuovo processo per responsabile piste

24.10.22 - 14:48
Assolto in secondo grado di giudizio, il Tribunale federale ha accolto il ricorso della famiglia.
Foto Deposit
Fonte ATS
Ragazzina morta sciando, nuovo processo per responsabile piste
Assolto in secondo grado di giudizio, il Tribunale federale ha accolto il ricorso della famiglia.

LOSANNA - Assolto in seconda istanza per la morte di una sciatrice tredicenne avvenuta nel 2015 ad Adelboden (BE), il responsabile a capo delle piste sarà giudicato di nuovo. Il Tribunale Federale (TF) ha infatti accolto il ricorso della famiglia della ragazzina.

La 13enne faceva parte di un gruppo di giovani che seguiva un corso di sci nella stazione sciistica bernese il 26 febbraio del 2015. A fine giornata, quando era in coda al gruppo, la ragazzina aveva verosimilmente seguito delle tracce che uscivano dalla pista ed era finita in un fossato profondo 2,7 metri, con dell'acqua e discosto solo 1,2 metri dalla pista. Era caduta testa in avanti ed era rimasta parzialmente immersa per alcuni minuti prima di essere soccorsa. Oltre a rimanere priva dell'ossigeno, aveva riportato gravi ferite e anche un'emorragia interna. Trasportata in condizioni critiche all'ospedale, era morta il giorno stesso.

In primo grado, nel maggio del 2020, il Tribunale regionale dell'Oberland bernese aveva considerato il responsabile delle piste colpevole di omicidio colposo: egli aveva segnalato il luogo dove poi si era verificato l'incidente, senza però metterlo sufficientemente in sicurezza. La corte di Thun lo aveva condannato a 90 aliquote giornaliere di 130 franchi con la condizionale.

In seconda istanza, nel dicembre del 2021 Il Tribunale cantonale lo aveva assolto, ritenendo che l'incidente fosse principalmente dovuto alla perdita di controllo degli sci da parte della 13enne. Il responsabile della piste aveva delimitato a dovere la zona incriminata, con pali di marcatura neri e gialli e una corda. Per gli sciatori che si avventurano fuori pista, anche se di poco, non vige l'obbligo di garantire la sicurezza. Secondo la corte suprema cantonale l'imputato non aveva quindi compiuto alcuna violazione.

Con la sentenza pubblicata oggi il TF annulla la decisione precedente, sottolineando che la giustizia bernese ha applicato in modo sbagliato il principio "in dubio pro reo" (l'interesse alla tutela dell'innocente prevale sull'interesse alla condanna del reo): un principio che non va applicato alla valutazione delle singole prove ma a una analisi globale e conclusiva della situazione.

Inoltre i giudici cantonali - rileva la Corte suprema con sede a Losanna - hanno basato la loro conclusione sulle foto del luogo dell'incidente, che non corrispondono alla possibile visione avuta dalla vittima. Il posto era infatti stato calpestato nel frattempo da altri sciatori, spettatori e dai soccorritori.

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