Cerca e trova immobili

VAUDAttivisti contro Credit Suisse di nuovo a processo

22.09.20 - 12:48
La prima istanza li aveva assolti ritenendo la loro azione «necessaria e proporzionata» vista l'emergenza globale.
keystone (archivio)
Fonte ats
Attivisti contro Credit Suisse di nuovo a processo
La prima istanza li aveva assolti ritenendo la loro azione «necessaria e proporzionata» vista l'emergenza globale.

LOSANNA - Si è aperto oggi il processo d'appello a dodici attivisti per il clima che nel 2018 occuparono brevemente il Credit Suisse a Losanna. La prima istanza li aveva assolti ritenendo la loro azione «necessaria e proporzionata» vista l'emergenza globale. Il verdetto è atteso per giovedì ma entrambe le parti hanno già lasciato intendere l'intenzione di andare fino al Tribunale federale.

I fatti - Il 22 novembre del 2018 i militanti di Action Climat, di età compresa tra i 21 e i 34 anni, avevano occupato per un'ora e mezza i locali di Credit Suisse a Losanna. Vestiti da tennisti, gli attivisti avevano denunciato «l'ipocrisia di una grande banca che utilizza l'immagine positiva di Roger Federer nelle sue campagne, perseguendo al tempo stesso una politica di investimenti dannosi per l'ambiente».

Alla fine di dicembre Credit Suisse aveva sporto denuncia. Nella primavera del 2019, i dodici erano stati condannati tramite decreto d'accusa a 30 aliquote giornaliere sospese per due anni e a multe dai 400 ai 600 franchi ciascuno, convertibili in 13-20 giorni di reclusione, per violazione di domicilio e resistenza agli ordini della polizia. Gli attivisti avevano presentato ricorso ed erano quindi finiti a processo.

Stato di legittima necessità - Con una sentenza pubblicata lo scorso 13 gennaio, Philippe Colelough, presidente del Tribunale distrettuale di Renens (VD) e giudice unico, ha però riconosciuto lo stato di legittima necessità in cui essi hanno agito e ha giudicato l'azione «necessaria e proporzionata» vista l'emergenza climatica. A suo avviso tale proposta era «l'unico modo efficace per far sì che la banca rispondesse» e «per ottenere la necessaria pubblicità» da media e opinione pubblica.

Questo verdetto è stato il primo in Svizzera e uno dei pochi al mondo a riconoscere lo stato di emergenza in relazione al riscaldamento globale.

Una decisione che la procura vodese contesta e che ha portato davanti alla corte d'appello. Secondo il Ministero pubblico, la sentenza di primo grado sembra estendere il campo d'applicazione delle disposizioni giuridiche nettamente al di là dei limiti fissati finora dalla giurisprudenza in un contesto che comprende aspetti politici.

A porte chiuse - Il processo apertosi oggi a Renens si svolge in parte a porte chiuse, senza pubblico a causa della pandemia di Corona. Sono presenti solo i media. Una settantina di sostenitori degli attivisti per il clima si sono comunque radunati davanti al tribunale e hanno applaudito gli imputati e i loro avvocati al loro arrivo.

Gli imputati sono difesi da una dozzina di avvocati che lavorano per loro senza pretendere retribuzione. Per questo processo di appello, avevano richiesto l'esame di due testimoni, tra cui un climatologo e uno specialista in finanza sostenibile, ma il tribunale ha respinto la loro richiesta.

Il Ministero pubblico, che non era presente all'udienza di gennaio, questa volta è rappresentato dal procuratore generale Eric Cottier, che ha preso in mano il caso.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE