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SVIZZERATerapia stazionaria per il sospetto terrorista che tentò di strangolare un secondino

25.04.20 - 13:18
Lo ha deciso il Tribunale penale federale, l'uomo era stato arrestato nel 2017 per affiliazioni ad Al-Qaida e Isis
Keystone
Terapia stazionaria per il sospetto terrorista che tentò di strangolare un secondino
Lo ha deciso il Tribunale penale federale, l'uomo era stato arrestato nel 2017 per affiliazioni ad Al-Qaida e Isis

BELLINZONA - Il Tribunale penale federale (TPF) ha ordinato per un vodese malato di mente che nel settembre 2018 aveva aggredito una guardia carceraria, una misura terapeutica stazionaria.

Il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) a fine giugno del 2017 aveva aperto un'inchiesta nei suoi confronti per sospetto sostegno a gruppi Al-Qaida e Stato islamico.

L'uomo, un cittadino elvetico di origine serba, il 23 giugno 2017 aveva infranto la porta vetrata di un albergo di Vidy (VD) nel quale soggiornava da un certo tempo. Chiamati sul posto, gli agenti di polizia avevano rilevato che l'uomo, all'epoca 33enne, si comportava in modo strano e avevano deciso di fermarlo.

Nella sua camera erano poi stati rinvenuti un corano, materiale necessario alla fabbricazione di una bomba molotov, piantine delle città svizzere, un «manuale del guerrigliero urbano» e vecchi biglietti d'aereo per la Turchia e l'Egitto.

Nell'ottobre 2019 le accuse di legame con gruppi terroristici erano state abbandonate ed era stata versata un'indennità di 81'000 franchi per la detenzione subita per questo capo d'accusa.

Il vodese ha quindi dovuto subire solo un processo per aver aggredito una guardia carceraria nel settembre 2018 durante la sua detenzione provvisoria. In tale occasione l'uomo si era scagliato contro un secondino, lo aveva colpito al viso, cercando di strangolarlo e di morderlo urlando "Allahu Akbar".

Altri due agenti erano dovuti intervenire per soccorrere il collega. Fu quindi accusato di esposizione a pericolo della vita altrui.

Misura stazionaria - La Procura federale aveva richiesto un provvedimento terapeutico ospedaliero e la sistemazione in una struttura chiusa a causa di incapacità di intendere e di volere. La decisione si basava su una perizia psichiatrica che aveva riscontrato una schizofrenia paranoica nel vodese. L'avvocato difensore dell'uomo ha chiesto l'assoluzione durante il processo tenutosi nel febbraio 2020.

Nella sua sentenza, il Tribunale penale federale ha concluso che l'uomo non era colpevole al momento dell'aggressione all'agente della prigione. Nonostante all'epoca dei fatti avesse assunto farmaci, questi non avevano ancora raggiunto l'effetto desiderato: l'uomo aveva attaccato la guardia carceraria nella delirante idea che questa volesse fargli del male.

A causa della malattia del vodese , il TPF ha ordinato una terapia stazionaria. Se tale misura non venisse adottata esiste un elevato pericolo di recidiva, poiché i deliri dell'uomo si adattano all'ambiente e alle persone frequentate.

La sentenza non è ancora definitiva. Può essere impugnata presso la Corte d'appello del Tribunale penale federale.

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