Cerca e trova immobili

ZURIGOQuando quei selfie hot diventano pedopornografia

19.11.18 - 20:50
E ti portano davanti al giudice anche se (e proprio perché) sei minorenne e lo scatto te lo fai o lo condividi. La polizia: «Fenomeno non fuori controllo, ma preoccupante»
Quando quei selfie hot diventano pedopornografia
E ti portano davanti al giudice anche se (e proprio perché) sei minorenne e lo scatto te lo fai o lo condividi. La polizia: «Fenomeno non fuori controllo, ma preoccupante»

ZURIGO - Davanti al giudice per dei selfie hot, ma non solo per averli condivisi, anche per esserseli fatti. Sono 54 i minorenni e le minorenni che dal 2015 al 2017 sono finiti a processo nel canton Zurigo per diffusione di materiale pedopornografico via WhatsApp.

Per la precisione, come riporta un articolo del TagesAnzeiger, si tratta di 34 ragazzi e 20 ragazze fra i gli 11 e i 17 anni. Se i ragazzi erano perlopiù rei della ricezione e diffusione, per le giovani – invece – la colpa era semplicemente di essersi fotografate e condivise: in quanto minorenni, infatti, il loro corpo nudo è considerato alla stregua di materiale pedopornografico.

75% - Le percentuali di foto di nudo che vengono poi condivise ad altri da chi le riceve. Di queste solo il 22% poi di chi finirà per vederla è una persona conosciuta.

Una tendenza, quella del sexting, arcinota e diffusa in maniera universale e che sebbene non sia «fuori controllo», come spiegano le autorità zurighesi, resta assai delicata anche perché molto raramente le foto in questione rimangono nella cerchia privata dei ragazzi e spesso finiscono nelle mani di persone terze.

Secondo quanto rivelato dalle indagini degli inquirenti zurighesi il modus è sempre molto simile: il selfie hot viene generalmente richiesto dai ragazzi, è difficile che le giovani se lo facciano spontaneamente, e poi finisce per essere condiviso a persone terze (succede il 75% delle volte) e in chat di WhatsApp nelle quali non si conoscono tutti i partecipanti.

La denuncia alle autorità competenti arriva solitamente (80% dei casi) attraverso l'intervento di adulti - genitori o insegnanti - è rarissimo che chi visiona il materiale nei gruppi chiusi si rechi poi in polizia. Capita, invece, che gli agenti trovino le immagini su cellulari di minori coinvolti in altri reati.

80% - I casi nei quali a portare la questione davanti alla polizia sono degli adulti come i genitori o gli insegnanti della vittima. La denuncia da parte di terzi partecipanti alle chat è invece inferiore al 15%.

Per chi, fra i giovanissimi, viene ritenuto colpevole solitamente viene comminato l'obbligo, sotto forma prestazioni personali, di frequentare un corso di sensibilizzazione all'uso dei media.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE