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SVIZZERACheops scopre gli anelli di un pianeta nano inspiegabilmente lontani

08.02.23 - 17:00
Astronomi perplessi per la distanza
Imago
Fonte Ats
Cheops scopre gli anelli di un pianeta nano inspiegabilmente lontani
Astronomi perplessi per la distanza

BERNA - Il telescopio spaziale svizzero Cheops ha portato alla scoperta di nuovi anelli attorno al pianeta nano Quaoar. Il fatto che si trovino a una distanza insolitamente elevata di 4000 chilometri dal centro del planetoide lascia però perplessi gli astronomi.

«Con un anello così lontano, ci aspetteremmo che il suo materiale si fondesse in una piccola luna entro pochi decenni», dichiara a Keystone-ATS Willy Benz, professore di astrofisica all'Università di Berna, che ha partecipato alla scoperta. I risultati dello studio sono pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica "Nature".

Gli anelli intorno ai pianeti - come quello di Saturno - sono costituiti da pezzi di ghiaccio e roccia. In genere gli anelli planetari si trovano all'interno del cosiddetto limite di Roche, ossia la distanza all'interno della quale la gravità impedisce ai pezzi di ghiaccio e di roccia di fondersi.

Il sistema di anelli recentemente scoperto intorno a Quaoar non rispetta questa regola: si trova infatti a 4100 chilometri dal centro del planetoide, mentre il limite di Roche è di 1780 chilometri. La precedente ipotesi che gli anelli sopravvivano solo all'interno del limite di Roche deve quindi essere rivista, scrive in una nota l'Agenzia Spaziale Europea (ESA).

Giovane, elastico o veloce

I ricercatori stanno ora speculando su come il materiale dell'anello eviti di ammassarsi. «Una spiegazione potrebbe essere che l'anello è ancora molto giovane», ha detto Benz. Ma ciò è molto improbabile. Un'altra possibilità è che il materiale dell'anello sia più elastico di quanto comunemente ritenuto, aumentando la probabilità «che le particelle rimangano separate piuttosto che unirsi».

Un altro scenario - afferma Benz - è che le particelle si muovano a una velocità molto elevata, in modo da evitare che si incollino tra loro. Per risolvere l'enigma saranno in ogni caso necessarie ulteriori ricerche.

Esplorazione difficile

L'esplorazione di questo planetoide è resa particolarmente difficile della sua distanza. Quaoar è un cosiddetto oggetto transnettuniano - la cui orbita si trova cioè oltre quella del pianeta Nettuno - a una distanza dal Sole 44 volte superiore a quella della Terra. Il suo diametro è stimato in circa 1200 chilometri, pari a circa un decimo di quello della Terra e un terzo di quello lunare.

L'anello intorno a Quaoar è troppo piccolo e stretto per essere rilevato direttamente anche con i più grandi telescopi. Per superare l'ostacolo, i ricercatori hanno misurato la luminosità delle stelle mentre il planetoide passava davanti a loro. L'anello di materiale intorno a Quaoar ha causato un temporaneo calo della luminosità delle stelle, bloccando parte della luce stellare che raggiunge il telescopio.

Tecnologia svizzera

È a questo punto che entra in gioco il telescopio spaziale svizzero Cheops, utilizzato per misurare la luce. «È stata la prima volta che una misurazione di questo tipo è stata effettuata dallo spazio», afferma Benz. Ciò comporta grandi vantaggi.

Visto che l'osservazione non passa attraverso gli effetti distorsivi della troposfera - la più bassa dell'atmosfera terrestre - i segnali risultano molto chiari. Questa chiarezza si è rivelata fondamentale per individuare il sistema di anelli di Quaoar, in quanto ha permesso ai ricercatori di escludere la possibilità che le cadute di luminosità fossero causate da un effetto spurio nell'atmosfera terrestre.

Cheops (CHaracterising ExoPlanets Satellite) è un progetto congiunto dell'ESA e della Svizzera guidato dall'Università di Berna in collaborazione con l'Università di Ginevra. A differenza delle missioni precedenti, il telescopio spaziale che vola a un'altitudine di 700 chilometri non ha lo scopo d'individuare nuovi esopianeti, ma di osservare da vicino quelli già noti. Tra le altre cose, i ricercatori vogliono scoprire se su uno dei pianeti esistono condizioni favorevoli alla vita.

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