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SVIZZERA«Chi la pensa in maniera diversa viene considerato un nemico»

12.07.22 - 08:31
Secondo uno studio condotto dalla prestigiosa università di Harvard il nostro è tra i Paesi più polarizzati del mondo.
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Fonte 20 Minuten
«Chi la pensa in maniera diversa viene considerato un nemico»
Secondo uno studio condotto dalla prestigiosa università di Harvard il nostro è tra i Paesi più polarizzati del mondo.
La pandemia, poi, ci ha ulteriormente divisi. All'immagine dei "pro-vax" e dei "no-vax". Un economista politico: «È una battaglia tra campi opposti». Un altro politologo: «Ormai per la gente conta chi porta il messaggio. Qualsiasi cosa dica».

BERNA - La Svizzera è uno dei Paesi più polarizzati del mondo. A rivelarlo è lo studio "Cross-Country Trends in Affective Polarization" condotto dai ricercatori della prestigiosa Università di Harvard che da quarant'anni osservano questo fenomeno. Secondo gli studiosi americani, il nostro Paese è infatti secondo solo agli Stati Uniti tra la dozzina di nazioni dell'OCSE analizzate.

Divisioni in aumento - La ricerca statunitense, a dire il vero, non è aggiornatissima. Essa prende in considerazione dati risalenti al 2011, ma da allora le divisioni non sono calate. Anzi. Le spaccature e la polarizzazione - come dimostrano altri studi più recenti - sono in continuo aumento. E non solo tra sconosciuti o tra partiti rivali. «La pandemia - rivelava una ricerca condotta da Sotomo alla fine del 2021- ha persino portato all'interruzione dei contatti tra amici e parenti»

«Cultura della discussione tossica» - Secondo gli autori dello studio di Harvard, questa polarizzazione può avere gravi conseguenze. «Può portare alla paralisi della politica o creare sempre più bolle di persone che la pensano allo stesso modo». Un esempio eclatante, durante la crisi provocata dal coronavirus, è stata ad esempio la contrapposizione tra "pro-vax" e "no-vax". Ed è proprio per tentare d'instaurare un dialogo tra persone con pensieri agli antipodi che il Think tank svizzero Pro Futuris ha deciso di lanciare il proprio progetto. 

Rischio isolamento - «In Svizzera, l'antipatia per chi ha un pensiero diverso è particolarmente forte», afferma Ivo Scherrer, project manager di Pro Futuris ed economista politico a 20 Minuten. «Corriamo il rischio che si formino sempre più gruppi di persone che la pensano allo stesso modo e che questi non parlino nemmeno più con chi la pensa in maniera diversa arrivando a considerarli addirittura come dei nemici». Tutto ciò per l'esperto è un pericolo per la democrazia.

«Danneggiare l'altra parte» - Anche perché il dibattito sociale - anche su temi importanti come ad esempio il clima, l'UE e l'AVS - rischia di degenerare in una battaglia tra campi opposti. «È una lotta che provoca una cultura tossica del dibattito in cui dominano la paura, la rabbia, il rifiuto e la sfiducia e in cui le persone hanno come primo obiettivo quello di danneggiare la controparte piuttosto che sostenere la propria».

Conta chi lo dice, non cosa dice - In Svizzera fortunatamente non si è ancora arrivati a questo punto. Ma il pericolo c'è. «Oggi i dibattiti sono incentrati sulla persona che parla e non sui concetti che vengono esposti», precisa il politologo Claude Longchamp. «La gente bada al mittente del messaggio, non al messaggio in sé. E a dipendenza del gruppo a cui appartiene il mittente, il suo messaggio verrà accettato o meno». Secondo Longchamp, tutto questo impedisce alle persone di avvicinarsi tra loro. «I politici che sono in grado di scendere a compromessi su svariati dossier non esistono quasi più»

Il clima da campagna elettorale - Per il co-direttore dell'Istituto di ricerca Gfs-Bern Lukas Golder, la polarizzazione della società è invece legata «al clima di campagna elettorale permanente» che conducono i partiti, compresi quelli che stanno al Governo. Un clima che secondo l'esperto provoca «un blocco» delle questioni veramente importanti come la previdenza per gli anziani, la sanità, il clima o i rapporti con l'UE.

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