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ZURIGOPiante tossiche, migliaia di chiamate l'anno al centro antiveleni

10.07.22 - 08:00
Gigante e altamente pericolosa per l'uomo. È stata trovata negli scorsi giorni a Rickenbach
20 Minuten
La belladonna
La belladonna
Fonte 20Minuten/Ammar Yusuf
Piante tossiche, migliaia di chiamate l'anno al centro antiveleni
Gigante e altamente pericolosa per l'uomo. È stata trovata negli scorsi giorni a Rickenbach
Questa non è affatto l'unica pianta velenosa che può trovarsi in Svizzera. E sono migliaia le persone che vie entrano in contatto ogni anno. 

ZURIGO - Ha suscitato parecchio scalpore il gigantesco esemplare di panace che Marina Reiner-Sabljo ha scoperto a Rickenbach (TG). Alla ricerca di piante medicinali, ha trovato esattamente il contrario. Ha fotografato l'imponente pianta, alta circa tre metri, e ha indagato. Ha così scoperto che si trattava di una neofita che sta spiazzando la flora vegetale indigena e che tra l'altro è altamente tossica.

Ci sono altre piante velenose in Svizzera che richiedono cautela. «Abbiamo tutto l'anno un numero costante di richieste al riguardo», spiega Alexander Jetter, tossicologo clinico e medico senior presso il centro antiveleni Tox Info Suisse, a Zurigo. Queste riguardano soprattutto casi di bambini piccoli che hanno masticato o peggio ingerito piante tossiche. «Se vengono consumate in piccole quantità, di solito, non succede nulla», afferma Jetter.

Gli adulti entrano in contatto con queste piante quando provano a usarle per fare la marmellata o il tè, per esempio. Le reazioni fisiche che seguono vanno da sintomi gastrointestinali, vomito, diarrea, irritazione della bocca e dell'esofago, e in casi molto rari danni agli organi. Alcune piante, come la panace gigante, provocano danni alla pelle, anche di lunga durata. L'anno scorso Tox Info Suisse ha effettuato quasi 40.000 consultazioni. L'8,6% delle richieste riguardava proprio gente entrata in contatto con piante pericolose. «La maggior parte erano ingestioni che s rivelavano innocue», continua Jetter.

Quelle particolarmente velenose - Nel giardino botanico di San Gallo, Ivo Moser, co-direttore del parco verde, offre una breve panoramica delle piante che andrebbero tenute alla larga. Tra queste c'è sicuramente la Belladonna, che può essere mortale e i cui frutti neri, carnosi e appetibili, contengono la tossina atropina. I sintomi di avvelenamento compaiono dopo il consumo. Questi includono le pupille dilatate. Ecco perché in passato la micidiale belladonna veniva usata come cosmetico, poiché le pupille dilatate corrispondevano all'ideale di bellezza dell'epoca. Queste piante si possono trovare nei nostri boschi, in fiore o già con i frutti.

Ci sono poi alcuni tipi di piante che le mucche sui pascoli alpini non mangiano, proprio perché velenose. Tra queste c'è il veratro bianco, pianta rizomatosa tossica appartenente alla famiglia delle Melanthiaceae. Questa è particolarmente insidiosa in quanto ha una "gemella" commestibile, la genziana gialla. Quest'ultima viene utilizzata per ottenere sostanze amare, da un lato per scopi medici e dall'altro per la produzione di grappa alla genziana. Nello stato non fiorito è difficile riconoscerle. Mentre nella genziana bianca le foglie sono disposte alternativamente, appaiono invece in coppia, una di fronte all'altra, sulla genziana gialla.

Altra pianta assolutamente da evitare è il colchico d'autunno, o falso zafferano. Secondo Ivo Moser, la pianta potrebbe assomigliare all'aglio orsino per le persone inesperte e «con molta fantasia». È necessaria particolare cautela con questa pianta: ingerendola si rischia la vita. Il colchico, tra l'altro, è originario della Svizzera e, come suggerisce il nome, fiorisce principalmente in autunno. L'avvelenamento si verifica principalmente in primavera, durante la stagione dell'aglio selvatico, quando né l'aglio selvatico né il colchico d'autunno sono in fiore.

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