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SVIZZERAPromosso il sistema sanitario svizzero

09.11.21 - 14:30
Resta uno dei migliori fra i trentotto paesi membri dell'OCSE, come emerge da un rapporto
20min/Marvin Ancian
Fonte ATS
Promosso il sistema sanitario svizzero
Resta uno dei migliori fra i trentotto paesi membri dell'OCSE, come emerge da un rapporto

BERNA - Il sistema sanitario svizzero resta uno dei migliori fra tutti i paesi dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). La speranza di vita alla nascita rimane elevata nonostante un leggero calo dovuto alla pandemia di Covid-19. Nove persone su dieci si dicono inoltre soddisfatte della qualità e dell'accesso alle cure, stando a un rapporto pubblicato oggi dall'OCSE.

In questo documento vengono paragonati i sistemi sanitari dei 38 paesi membri dell'Organizzazione nonché delle principali economie emergenti. Un capitolo è dedicato all'impatto della pandemia su questi sistemi.

Stando agli ultimi dati disponibili, la mortalità globale è aumentata del 9% in Svizzera nel 2020 e durante il primo semestre del 2021, mentre la speranza di vita è passata da 84 anni a 83,2 tra il 2019 e il 2020. Resta tuttavia lievemente al di sopra della media dei Paesi dell'OCSE.

La Confederazione è pure sopra alla media per quel che concerne l'accesso alle cure, con un tasso del 100%, contro un 98% nell'OCSE. Dal canto suo, il tasso di soddisfazione ammonta al 91% in Svizzera, a fronte di un 71% negli altri Paesi.

11,3% del PIL - I primi soccorsi sono efficaci, le ammissioni inutili negli ospedali sono rare e soltanto lo 0,7% della popolazione elvetica indica un «bisogno di cure non soddisfatto», stando al rapporto.

Il sistema sanitario svizzero ha ovviamente un costo. Le spese ammontano all'11,3 del Prodotto interno lordo (PIL), contro l'8,8% in media nell'OCSE. Quanto alle cure di lunga durata, esse ammontano al 2,4% del PIL, contro l'1,5% in media negli altri paesi.

Stando al rapporto, in Svizzera vi sono 4,4 medici e 18 infermieri ogni 1'000 abitanti, a fronte rispettivamente di 3,6 e 8,8 in media in seno all'OCSE. La Confederazione dispone complessivamente di 4,6 letti in ospedale per 1'000 abitanti, una quota leggermente più elevata della media degli altri Paesi (4,4).

Comportamenti a rischio - Gli Svizzeri non sono tuttavia sempre buoni allievi: il 19,1% della popolazione fuma (17% nella media OCSE) e i cittadini elvetici consumano in media 9,3 litri di alcol all'anno (8,7 litri).

I risultati sono migliori per quanto riguarda il sovrappeso: il 41,8% della popolazione svizzera ha un indice di massa corporea (IMC) superiore a 25, contro il 56% nell'insieme dei Paesi dell'OCSE. Inoltre, 16 persone su 100'000 muoiono a causa dell'inquinamento da polveri fini (29).

Tra gli ultra 15enni, il 4,2% ritiene di essere in cattiva salute (8,5%) e il 5,7% soffre di una malattia cronica quale il diabete. Cinque persone su 100'000 muoiono 30 giorni dopo aver subito un attacco cardiaco acuto (7 nella media OCSE). E il 49% delle donne di oltre 50 anni vengono sottoposte a uno screening per il cancro al seno (62%).

Covid-19: ritardo nella vaccinazione - Ad inizio novembre, il 63% della popolazione elvetica era interamente vaccinata contro il coronavirus. Si tratta di due punti al di sotto della media dei paesi dell'OCSE. Dopo un rapido avvio, la vaccinazione si è arrestata. Il primo luglio scorso, la Svizzera figurava ancora all'undicesimo rango. Quattro mesi più tardi, soltanto quattordici stati facevano meno bene della Confederazione.

Nel raffronto internazionale, la Svizzera è giudicata invece "molto positivamente" per il fatto di aver tenuto aperte le scuole più a lungo rispetto ad altri paesi dell'OCSE. Le conseguenze psicologiche della pandemia per i giovani sono infatti considerate "gravi" nel rapporto. In particolare, si è constatato un raddoppio di malattie quali depressioni e disturbi d'ansia.

Nonostante un lockdown scolastico più breve, anche in Svizzera l'offerta psichiatrica per bambini e giovani e le misure preventive devono essere rafforzate. «Le capacità di trattamento sono esaurite da tempo» ha dichiarato Susanne Walitza, direttrice medica del Servizio di psichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza del canton Zurigo commentando il rapporto. A suo avviso, «c'è un bisogno urgente di più soldi da investire nella prevenzione, poiché nelle cure l'offerta non può essere ampliata all'infinito».

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