Un insegnante è preoccupato per le continue quarantene in cui finiscono gli allievi, e chiede misure più miti
Pro Juventute: «Bambini di sette-otto anni si trovano a dover restare a casa da soli tutto il giorno»
BERNA - Non passa praticamente nemmeno un giorno senza che alcuni alunni o addirittura intere classi vengano messi in quarantena, in Svizzera. Solo nei Cantoni Argovia e Zurigo, più di 2'000 scolari sono attualmente in quarantena.
Una condizione, quella della restrizione al proprio domicilio, che preoccupa. Secondo alcuni esperti, molti bambini sono afflitti da "sindrome della capanna" (uno stato di malessere e ansia legato all'idea di dover uscire di casa dopo un periodo in isolamento), e soffrono parecchio, a livello psicologico.
Le regole di quarantena negli istituti scolastici, lo ricordiamo, variano da Cantone a Cantone, sulla base delle decisioni delle autorità sanitarie locali e del Contact Tracing, spesso in consultazione con le scuole interessante.
«Sono preoccupato»
L'insegnante di scuola elementare del Canton Zurigo, M.H.*, ha descritto un episodio per mostrare il peso delle quarantene sui bambini colpiti. Recentemente, a causa di tre bambini positivi, una sua intera classe è finita in quarantena: «Una ragazza, che è la quarta volta che finisce in quarantena, era scossa. Continuava a piangere, non riuscivamo a calmarla», ha raccontato, «anche altri due bambini sono scoppiati a piangere, sono molto preoccupato per la salute mentale dei miei alunni».
L'insegnante è convinto che i danni psicologici causati dalla quarantena e dalle misure d'isolamento siano «enormi», e che le misure debbano essere attuate sulla base di «una sana proporzione». I bambini, infatti, «non sono un gruppo a rischio», e per M.H. è discutibile che intere classi debbano essere messe in quarantena se solo alcuni alunni risultano positivi al tampone.
«I bambini che sono negativi dovrebbero essere autorizzati a continuare a frequentare la scuola, anche a condizione di aumentare le altre misure», per esempio, «un obbligo d'indossare la mascherina, test ripetuti o - se possibile - lezioni all'aperto».
«Un pesante fardello psicologico»
Per l'associazione Pro Juventute, è incomprensibile che determinate misure - meno drastiche della quarantena - non siano considerate maggiormente. «Per i bambini e i genitori colpiti, queste misure sono un pesante fardello psicologico», ha dichiarato la portavoce Lulzana Musliu. «I genitori sono frustrati, i bambini hanno la "sindrome della capanna" e gli mancano i loro amici». Molti genitori poi non capiscono come sia possibile che dopo 1,5 anni di pandemia non ci siano ancora regole uniformi e coerenti per tutti.
Pro Juventute accoglierebbe con favore misure meno restrittive: «Soprattutto per i genitori che lavorano, è un compito erculeo conciliare lavoro e cura, durante la quarantena». Alcuni genitori che non hanno la possibilità di lavorare da casa spesso non hanno altra scelta e lasciano i loro figli a casa da soli, specialmente nelle famiglie di origine straniera. «Stiamo parlando di bambini di sette-otto anni qui, alcuni dei quali sono a casa da soli tutto il giorno».
Secondo M.H., anche il nuovo obbligo di certificato all'interno, per molte attività, causerà molti problemi ai bambini. «Quasi il 50% delle persone, in Svizzera, non è vaccinato: questo significa che molti genitori (non vaccinati) non possono più portare i propri figli alla piscina coperta, allo zoo, o a bere un caffè, se non facendo un test». E così, «i bambini vengono completamente dimenticati».
*nome noto alla redazione