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SVIZZERASui banchi dell'Uni solo con il Certificato Covid: «Sto pensando di lasciare gli studi»

11.09.21 - 12:36
Sono diversi gli atenei svizzeri in cui è (o sarà) obbligatorio e c'è già chi parla di discriminazione.
Archivio Keystone
Due studentesse, all'Università di San Gallo in una foto d'archivio.
Due studentesse, all'Università di San Gallo in una foto d'archivio.
Fonte 20 Minuten/Noah Knüsel
Sui banchi dell'Uni solo con il Certificato Covid: «Sto pensando di lasciare gli studi»
Sono diversi gli atenei svizzeri in cui è (o sarà) obbligatorio e c'è già chi parla di discriminazione.
L'Associazione degli studenti: «Il diritto all'istruzione sia sempre garantito», l'avvocato: «Per la legge un obbligo proporzionato».

ZURIGO - Dopo la stretta dello scorso mercoledì del Consiglio Federale, sono sempre di più gli atenei svizzeri decisi a introdurre un obbligo di Certificato Covid per presenziare alle lezioni.

Si tratta di una novità, sulla falsariga dell'obbligo italiano di Pass per le università, che interessa - o interesserà - diversi istituti universitari della Romandia e della Svizzera tedesca.

Fra queste ci sono il Poli di Losanna, l'Uni e il Poli di Zurigo e l'Università di scienze applicate di Zurigo (ZHAW), ma anche la nostrana SUPSI.

La misura è in via di implementazione anche in scuole forse un po' meno rinomate a livello svizzero, ma comunque frequentate come l'Università di Scienze Applicate della Svizzera nordoccidentale (FHNW), l'Università di Scienze della Formazione di Zurigo (PHZH) e l'Università di Scienze Applicate di Lucerna (HSLU).

Non sempre il fatto di avere il documento in questione, però, esenta dall'indossare la mascherina in classe e all'interno della struttura scolastica. Una decisione, questa, che lascia scontento chi si è vaccinato oppure è guarito dal Covid.

Chi, invece, di sicuro è anche un po' arrabbiato sono tutti quegli studenti (e non sono pochi) che non si sono ancora vaccinati completamente o non hanno intenzione di farlo. 

«Al di là delle ragioni individuali, è una decisione che effettivamente taglia fuori parecchia gente», spiega lo studente losannese Patrick* a 20 Minuten, «il costo dei test (a pagamento dal 1 ottobre. ndr.) è sufficiente a far si che in diversi non possano più presentarsi a lezione, qui fra di noi non è che proprio piovano i soldi».

Un problema, questo, che non si risolve - nell'immediato - anche con una "corsa al vaccino", visto che il Certificato Covid richiede la doppia inoculazione, e quindi logisticamente più di un mese, prima di essere valido davvero.

«Mi aspetto che si pensi a un'alternativa per chi non è vaccinato o si sta vaccinando», continua Patrick, «magari una possibilità di seguire i corsi in remoto, secondo un modello ibrido». Un approccio, questo, che potrebbe rendere meno problematico l'inizio del semestre a molti.

Se c'è chi vede il bicchiere mezzo pieno, c'è però anche chi lo vede completamente vuoto. È il caso di Rolf*, matricola di informatica allo Zhaw che sta già pensando di abbandonare la sua carriera universitaria: «L'obbligo del certificato mi mette molto in difficoltà», spiega il giovane che si ritiene tutt'altro che un no-vax: «Non sono contrario al vaccino, ma un'imposizione così non mi convince. Chi conosco e ha preso il Covid ha avuto solo un decorso lieve, non ne vedo davvero il motivo».

«La possibilità di accedere all'istruzione dovrebbe essere garantita a tutti e in egual misura», commenta Elisha Link dell'Associazione delle unioni studentesche svizzere (VSS) che ha le sue riserve su un obbligo a tappeto del Certificato, anche viste le misure di sicurezza già in vigore.

«Lo scenario migliore prevederebbe comunque una parte di didattica online per chi non ha ancora il Certificato ma anche una coordinazione fra i vari atenei e i cantoni, al momento quello che abbiamo a livello svizzero è uno scenario a macchia di leopardo».

Il discorso, per quanto riguarda le università resta comunque aperto e c'è già chi sta pensando a uno sconto sui tamponi per gli studenti alle possibilità di vaccinarsi nel campus, senza necessità di prenotazione.

*nomi noti alla redazione

«Un obbligo proporzionato»

Non ha dubbi invece, l'avvocato Tobias Jaag che per 20 Minuten ha analizzato il possibile obbligo dal punto di vista legale: «Il Tribunale Federale ha già confermato come questa misura sia giustificabile in base al principio del pubblico interesse, ovvero ostacolare la pandemia di Covid». Anche la faccenda relativa ai costi dei tamponi, non avrebbe grandi appigli: «La vaccinazione è gratuita, da mesi. Non immunizzarsi è una scelta individuale con tutto ciò che ne consegue».

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