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SVIZZERAQuindi da giugno si torna tutti in ufficio, come funzionerà con i test?

13.05.21 - 15:45
Home office obbligatorio addio, ma per rientrare bisognerà farsi testare regolarmente. Tutto quello che c'è da sapere
Archivio Keystone
Un test rapido fai-da-te per il coronavirus.
Un test rapido fai-da-te per il coronavirus.
Fonte 20 Minuten/Leo Hurni
Quindi da giugno si torna tutti in ufficio, come funzionerà con i test?
Home office obbligatorio addio, ma per rientrare bisognerà farsi testare regolarmente. Tutto quello che c'è da sapere

ZURIGO - Lavoro da casa durante il lockdown, durante la prima ondata, e poi una seconda volta nel 2021 dopo l'imposizione dell'obbligo - dove fosse possibile - da parte del Consiglio Federale.

Imposizione che, come annunciato ieri in conferenza stampa, finirà per tramutarsi in raccomandazione.  Da giugno, quindi, chi lavorava in ufficio potrà ritornarci a patto di essere testati regolarmente: «Ci rendiamo conto che si tratta di un onere per le aziende», ha confermato Alain Berset.

Ma tutta questa faccenda (test compresi), come funzionerà? Tentiamo di capirlo assieme.

Chi potrà tornare in ufficio
Tutte le aziende che lo riterranno necessario potranno richiamare in sede i propri dipendenti. Varranno ancora gli obblighi di distanziamento e tutti i protocolli di sicurezza, così come l'obbligo di mascherina dove necessario.

Quante volte bisognerà testarsi
Stando all'UFSP le aziende dovranno testare i dipendenti almeno una volta alla settimana.

Chi pagherà i test
La Confederazione, che pagherà non solo i tamponi ma anche i test di gruppo tramite il cosiddetto pooling.

Con questo sistema si prendono campioni collettivi (saliva o strisci) e si analizzano tutti assieme, in caso di esito negativo si può evitare lo spreco dei singoli tamponi.

Bisognerà arrivare prima al lavoro per farsi testare?
Il tempo necessario per avere un esito da un test rapido è di 15-30 minuti. Se sarà necessario effettuarlo prima, o al momento di timbrare l'entrata, questo spetterà al datore deciderlo.

Cosa ne pensano le associazioni di categoria
C'è chi è entusiasta e chi lo è un po' meno. Da una parte per Economiesuisse «è un'ottima cosa per quelle aziende per cui il lavoro in remoto era difficoltoso, anche considerando gli sforzi già fatti per garantire i protocolli di sicurezza». 

Dall'altra però c'è chi, come l'Unione Svizzera delle arti e dei mestieri (USAM) all'entusiasmo per il ritorno alla normalità unisce la preoccupazione per il peso eccessivo di questo testing a tappeto, soprattutto sulle piccole imprese con un numero esiguo di dipendenti: «Per alcune sarà un ostacolo importante», conferma l'Unione.

Cosa ne pensa l'epidemiologo
Che, sostanzialmente, è una cosa che possiamo permetterci: «Per quanto riguarda il tasso di mortalità siamo fra i più bassi in Europa», spiega Antoine Flahault dell'Institute of Global Health dell'Università di Ginevra, «c'è quindi un certo margine di manovra per allentare le misure».

L'unico problema riguarderebbe i test che non sono sinonimo di stop alla circolazione del virus: «Non vi sono studi che confermano il loro impatto positivo in questo senso, di sicuro non hanno un impatto positivo come l'home office».

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