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ZURIGOSi è abbuffato di prestiti Covid: «Volevo restituirli»

27.04.21 - 13:30
Un 30enne zurighese ha fatto carte false per ottenere 80mila franchi dalla Confederazione. Condannato a un anno
tipress
Fonte ATS
Si è abbuffato di prestiti Covid: «Volevo restituirli»
Un 30enne zurighese ha fatto carte false per ottenere 80mila franchi dalla Confederazione. Condannato a un anno

ZURIGO - Un uomo di 30 anni è stato condannato oggi a un anno di prigione con la condizionale e a una multa di 2'000 franchi per truffa ai prestiti urgenti Covid-19. Il tribunale del distretto di Dietikon (ZH) l'ha riconosciuto colpevole anche di falsità in documenti.

L'imputato ha dichiarato che la sua azienda realizzava un giro d'affari annuo di 800'000 franchi. Ha così ottenuto un prestito di 80'000 franchi, quattro giorni dopo aver inoltrato la sua richiesta di aiuti d'emergenza. La sua impresa di progettazione aveva in realtà registrato un fatturato di 15'000 franchi annui. Avrebbe quindi avuto il diritto di ricevere soltanto 1'500 franchi.

L'imputato, reo confesso, ha utilizzato i soldi ottenuti per rimborsare debiti privati e pagare premi di assicurazione malattie. Durante l'udienza, l'uomo ha dichiarato che non si considerava un truffatore e aveva sempre avuto l'intenzione di restituire i soldi.

Tutta la vicenda è basata su menzogne, stando al procuratore. Il giorno in cui il 30enne ha ricevuto i soldi, ne ha trasferiti 79'900 sul suo conto privato. Non ha versato alcun franco nella sua impresa. Per il Ministero pubblico, l'uomo ha agito senza vergogna, in modo squallido ed egoista. Per questo motivo nei suoi confronti è stata chiesta una pena di un anno di prigione con la condizionale.

L'avvocato difensore ha invece domandato la sua assoluzione. A suo dire, il suo cliente dovrebbe essere condannato al massimo a una multa di 2'000 franchi, visto che non ha agito in modo fraudolento. Inoltre, alla banca non sarebbe stato difficile scoprire che l'imputato aveva fatto una falsa dichiarazione, poiché un giro d'affari di 800'000 franchi non era plausibile.

Nella sua sentenza, il tribunale ha definito "antisociale" il comportamento dell'uomo. L'imputato ha abusato di una situazione di crisi per il suo profitto personale. Il giudice ha quindi ritenuto che si dovesse dar prova di una certa severità di fronte a simili casi. La sentenza non è ancora definitiva e può essere impugnata presso il tribunale cantonale.

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