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SVIZZERAVaccino, c'è scetticismo tra le fila del personale infermieristico

05.01.21 - 08:38
Tra gli impiegati nel sanitario, l'adesione alla vaccinazione è per ora a livelli piuttosto bassi
Getty
Fonte Pascal Michel / 20 Minuten
Vaccino, c'è scetticismo tra le fila del personale infermieristico
Tra gli impiegati nel sanitario, l'adesione alla vaccinazione è per ora a livelli piuttosto bassi
Christoph Berger, a capo della Commissione per le vaccinazioni: «Il vaccino non ha mostrato finora alcun effetto collaterale grave negli studi»

BERNA - L'approvazione del vaccino è un punto di svolta per poter ridurre efficacemente il numero di decessi e di casi gravi di coronavirus.

È così che la Confederazione ha introdotto la campagna nazionale di vaccinazione contro il Covid-19, che ha preso il via ieri.

I Cantoni hanno deciso di vaccinare prima i pazienti ad alto rischio, e poi il personale infermieristico. Una decisione che non va giù a tutti, però. Infatti, tra gli impiegati nel sanitario inizia a registrarsi qualche resistenza. 

Le preoccupazioni - Alla casa di cura Rotmonten di San Gallo, finora solo circa il dieci per cento del personale si è registrato per la vaccinazione.

«Tra il personale femminile circolano varie teorie secondo le quali, ad esempio, la vaccinazione potrebbe compromettere la fertilità», ha detto il responsabile della struttura, Kurt Ryser, al quotidiano 20 Minuten. «La maggior parte dei dipendenti sono giovani donne, motivo per cui questo tema suscita attualmente un particolare scetticismo.

Ryser vuole quindi fornire al più presto informazioni concrete e complete al personale, per sottolineare la sicurezza del vaccino contro il coronavirus. Tra i residenti, la percentuale di coloro che invece si sono registrati per essere vaccinati si aggira intorno all'80 per cento.

Indecisione diffusa - «C'è molto scetticismo», conferma Sonja Bühler, responsabile della casa di riposo e di cura Magda di Hilterfingen (Canton Berna). Molte persone dicono di non voler essere usate come "cavie": «Di tutto il personale, il 26% è vaccinato». Lei stessa è tra coloro che ha dato il buon esempio. Perché: «Quest'anno è stato probabilmente il Natale più triste che abbia mai vissuto in tanti anni di lavoro».

Lo scetticismo sembra diffuso in tutto il Paese: alla casa di riposo Möösli di Gams (San Gallo), il tasso è del dieci per cento, riporta il "Tagblatt". Anche i responsabili delle case di riposo della casa di cura Lindenhof di Oftringen (Argovia) sono disillusi: secondo l'emittente SRF, il tasso del personale disposto a vaccinarsi è del 20% circa.

Due gruppi distinti - Per quanto riguarda il numero a volte elevato di infermieri che non vogliono essere vaccinati, il Medico Cantonale di Basilea Città Thomas Steffen sostiene che bisogna fare una distinzione «tra coloro che hanno ancora qualche dubbio e cercano determinate risposte e un gruppo più piccolo che rifiuta generalmente tutte le vaccinazioni».

In generale, Steffen presume «che la disponibilità ad essere vaccinati continuerà ad aumentare con il tempo, perché con l'approvazione dei vaccini, le informazioni frequentemente richieste saranno più disponibili e i benefici della vaccinazione nella vita quotidiana diventeranno pian piano più evidenti».

L'esperto: «Altri dati presto disponibili» - Christoph Berger, a capo della Commissione federale per le vaccinazioni (CFV), sostiene che «la cosa più importante ora è che le persone a rischio, ovvero coloro che potrebbero morire o essere ricoverati in caso di Covid-19, si vaccinino». Solo al secondo posto, dice, viene offerta la vaccinazione, del tutto facoltativa, anche al personale infermieristico. 

IL CFV non ha infatti ha definito una quota obiettivo di vaccinazioni per il personale infermieristico. Berger è consapevole che c'è ancora un certo scetticismo tra gli infermieri, d'altronde, «avrebbe senso anche che il 70 per cento del personale fosse vaccinato contro l'influenza, ma lo è solo il 30% circa».

Berger ha poi sottolineato gli effetti positivi del vaccino contro il coronavirus: «Il personale infermieristico può vaccinarsi sia per proteggersi, sia per non dover più stare in isolamento (e perciò poter lavorare e assistere i malati), sia per avere un rischio minore di contagiare gli altri». Per quanto riguarda il rischio di trasmissione, Berger ha aggiunto che «presto» saranno disponibili altri dati anche su questo aspetto.

Sulla sicurezza, Berger ci tiene a mettere in chiaro che «il vaccino non ha mostrato finora alcun effetto collaterale grave negli studi, e non è per ora raccomandato per le donne in gravidanza solamente a causa della mancanza di dati. C'è comunque sempre in corso un monitoraggio per qualsiasi effetto collaterale più o meno raro che possa emergere. Per ora, l'obiettivo è quello di ridurre i ricoveri quotidiani e i decessi dovuti al Covid-19».

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