Ha avuto luogo a Berna una conferenza stampa con gli esperti della Confederazione
Nelle ultime ventiquattro ore in Svizzera sono stati segnalati 5'980 nuovi casi, 243 ospedalizzazioni e 107 decessi
BERNA - «I dati sono incoraggianti, ma la situazione resta seria». È quanto ha detto ieri il ministro della sanità Alain Berset, nell'ambito di una visita nel Canton Giura. Una visita in cui non ha mancato di manifestare la preoccupazione per la situazione negli ospedali.
Nel frattempo oggi a livello nazionale sono stati segnalati 5'980 casi accertati di coronavirus. Un dato, questo, in calo rispetto alla scorsa settimana, quando in più occasioni erano state superate le diecimila unità. Si contano però, sempre nelle ultime ventiquattro ore, 243 nuove ospedalizzazioni e altri 107 decessi legati al Covid-19.
Come di consueto, oggi a Berna ha luogo una conferenza informativa in cui viene fatto il punto della situazione. È previsto l'intervento di Urs Germann (collaboratore scientifico dell'Ufficio federale per le pari opportunità delle persone con disabilità UFPD), Samia Hurst (vicepresidente della Task Force nazionale per il coronavirus), Stefan Kuster (capo della sezione malattie trasmissibili dell'Ufficio federale della sanità pubblica), del divisionario Yvon Langel (comandante della divisione territoriale 1 dell'esercito svizzero), Thomas Steffen (rappresentante dell'Associazione dei medici cantonali della Svizzera), Andreas Stettbacher (incaricato del Consiglio federale per il servizio sanitario coordinato) e Boris Zürcher (capo della direzione del lavoro della SECO).
La situazione in Svizzera - Il primo a parlare è stato Stefan Kuster, dell'Ufsp, che ha introdotto le cifre più recenti presentando dei grafici (consultabili qui), che mostrano la tendenza di casi, ricoveri e ospedalizzazioni. L'incidenza negli ultimi 14 giorni è di 1'166 ogni 100'000 abitanti. Un confronto europeo mostra che la Svizzera ha ancora un'incidenza piuttosto elevata. La Germania ha un'incidenza di 280, l'Italia di 680, la Francia di 970 e solo il Belgio è superiore al nostro paese: 1'300.
Inoltre, giornalmente sono stati effettuati numerosi test rapidi, il cui tasso di positività è all'incirca lo stesso dei test classici PCR, spiega Kuster.
Nonostante a livello nazionale si notino i primi segnali di un possibile appiattimento della curva, la situazione negli ospedali è ancora tesa. «Il numero di casi e di ricoveri deve diminuire ancora affinché la situazione possa definirsi più tranquilla», ha spiegato Kuster, affermando che è «ancora troppo presto per dire se le misure adottate dal Consiglio federale abbiano innescato un'inversione di tendenza».
Un occhio di riguardo per le persone disabili - Ha poi preso la parola Urs Germann, che ha parlato delle difficoltà aggiuntive che vivono durante la pandemia le persone con disabilità.
Difficoltà che troppo spesso vengono sottovalutate, con le persone coinvolte che si sentono sempre più escluse, nonostante il certificato medico. Ad esempio, ha citato Germann, l'obbligo di indossare la mascherina nei trasporti pubblici, o nei ristoranti, è una grande sfida per molte persone, che spesso si vedono chiudere la porta in faccia, e questo va tenuto in considerazione. Serve l'aiuto di tutti per evitare la discriminazione: l'UFDP invita a mostrare comprensione da parte della popolazione per questa categoria.
Lo sviluppo di un vaccino - Samia Hurst, della task force, ha in seguito parlato degli sviluppi in materia di vaccino. Ieri, a livello internazionale, è stato annunciato che potrebbe arrivare presto un vaccino contro il coronavirus. Tuttavia, sono necessarie ulteriori informazioni, dati e analisi per garantire l'approvazione di tale vaccino in Svizzera.
Non bisogna assolutamente allentare la tensione pensando che «tanto, presto ci sarà un vaccino» avverte Hurst, che ricorda come la capacità di molti ospedali sta raggiungendo i propri limiti. Chiaramente, ci sono differenze tra un Cantone e l'altro, ma l'obiettivo finale è quello di ridurre insieme il numero di casi e questo obiettivo non deve essere perso di vista. Poi, come già detto da Kuster, anche Samia Hurst ribadisce: «Bisogna diminuire ancora i casi e i ricoveri».
Responsabilità individuale - È intervenuto poi Thomas Steffen, che ha ricordato in sette punti l'importanza di un comportamento individuale corretto da parte di ognuno. Il rispetto delle misure igieniche è infatti fondamentale. La distanza sociale è uno degli strumenti più efficaci - ancora meglio se in combinazione con l'utilizzo della mascherina (quando serve, come alla fermata del bus, e non da soli nel bosco).
«Ognuno può contribuire, ciò può fare la differenza nella crisi», ha detto Steffen. Anche l'home office è molto importante per ridurre al minimo i contatti, come pure fare il test anche se i sintomi sono solo lievi, «se avete la sensazione di poter avere il virus, fate il tampone», «abbiamo abbastanza test» ha assicurato Steffen.
L'esperto ha poi parlato della situazione negli incontri a casa e in luoghi privati, dove troppo spesso parlare di mascherine o distanza sociale sembra quasi un argomento tabù: anche durante queste situazioni si dovrebbe tenere in considerazione le misure di protezione.
La gente, ha poi concluso Steffen, dovrebbe prestare attenzione alla tensione a livello psicologico. Ci devono essere momenti di distacco, e di calma, dove non si pensa al Covid-19, ma senza dimenticare l'applicazione delle misure.
La situazione negli ospedali - Andreas Stettbacher ha presentato le cifre per ciò che riguarda i posti letto: sono al momento poco più del 28 per cento i posti letto acuti liberi negli ospedali svizzeri. La stessa cifra (28%) è anche quella di letti liberi nei reparti di terapia intensiva.
La maggior parte dei letti in terapia intensiva è inoltre al momento occupata da pazienti Covid, e sono stati effettuati negli ultimi giorni diversi trasferimenti di pazienti dalla Svizzera occidentale ad altre regioni.
Sicurezza al lavoro - Infine, ha preso parola Boris Zürcher, della Seco, che ha affermato che i datori di lavoro sono tenuti a garantire che i collaboratori possano rispettare nella loro totalità le raccomandazioni dell'UFSP: idealmente il telelavoro dovrebbe permettere di poter evitare ogni contatto, sia al lavoro che durante il tragitto. Se ciò non è possibile, è necessario utilizzare distanze, pannelli di plexiglas o mascherine obbligatorie.
Gli esperti rispondono ora alle domande dei giornalisti
Quando ci si potrà aspettare un vaccino?
«I risultati scientifici sui vari candidati al vaccino sono attesi per la metà del 2021», ha dichiarato Samia Hurst. Stefan Kuster non ha voluto prendere una posizione chiara: «È troppo presto per fare previsioni temporali, la Svizzera sta seguendo l'avanzamento di diversi candidati al vaccino e valuteremo poi quale sarà il più adatto».
Ci sarà una strategia coordinata a livello nazionale, per quanto riguarda i vaccini?
«Questo dipenderà da quali vaccini saranno disponibili e da quando» ha risposto Stefan Kuster.
I test rapidi verranno utilizzati in modo più diffuso?
«Al momento i test rapidi sono adatti per i giovani che hanno sintomi da poco, ha senso utilizzarli così» ha risposto Kuster. Chiaramente, «se dovessero arrivare nuovi test o se la situazione epidemiologica dovesse cambiare, anche la strategia potrebbe cambiare» ha aggiunto.
Come procede il contact-tracing?
Sempre Kuster: «L'obiettivo è quello di ridurre i numeri delle infezioni, in modo che sia di nuovo possibile rintracciare al meglio i contatti».
Quando si definirà ottimista? (domanda rivolta a Stefan Kuster):
«Solo quando la curva dei numeri dei casi mostrerà un'inversione di tendenza chiara nel lungo periodo, e che questo possa essere scientificamente provato con un numero R inferiore a 1», allora «sarò ottimista». Samia Hurst, dal canto suo, ha voluto aggiungere «che il numero R dovrà essere almeno inferiore a 0,7 per potersi rilassare un po'».
Di quante dosi del vaccino ha bisogno la Svizzera?
«È impossibile dirlo con esattezza», ha spiegato Kuster, «si potrebbe dire che il 60-70 per cento della popolazione vorrebbe essere vaccinato». Ma poi dipenderà anche dalla durata, ovvero «per quanto tempo il vaccino resta efficace».
La conferenza stampa è terminata.