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SVIZZERANon tutti gli ospedali vogliono il lavoro ridotto

09.04.20 - 11:12
La situazione cambia da istituto a istituto: in alcuni grandi centri ospedalieri la misura non è stata attuata.
Keystone
Fonte ats
Non tutti gli ospedali vogliono il lavoro ridotto
La situazione cambia da istituto a istituto: in alcuni grandi centri ospedalieri la misura non è stata attuata.
L'Ufficio federale della sanità pubblica da parte sua non vuole pronunciarsi sulla misura.

BERNA - Le autorità federali hanno vietato le operazioni chirurgiche non essenziali e la popolazione evita di recarsi negli ospedali per paura del coronavirus. Di conseguenza talvolta è all'esame la disoccupazione tecnica di una parte del personale. L'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) non vuole pronunciarsi sulla misura.

«Sono state fatte richieste, ma non sappiamo se ne abbiamo diritto in quanto ospedali sovvenzionati. Stiamo chiarendo la questione», ha spiegato ieri a Keystone-ATS Patricia Albisetti, segretaria generale della Federazione degli ospedali vodesi (FHV) che raggruppa 12 ospedali regionali, in particolare quelli di Rennaz, Nyon e Yverdon-les-Bains.

Tutti gli istituti sono interessati, ma in modo più o meno evidente. Da un giorno all'altro le operazioni elettive - ossia programmate e non urgenti - sono state annullate e l'ambulatorio è quasi fermo. «Questo mette in crisi un ospedale», ha constatato Albisetti.

Il Consiglio di Stato vodese ha scritto alla fine della settimana scorsa al Consiglio federale per chiedergli di precisare il campo di applicazione dell'indennità per lavoro ridotto (ILR), ha detto il consigliere di Stato Philippe Leuba. «Somme considerevoli sono in gioco per gli ospedali, tra cui il CHUV, ma anche per gli asili nidi, i trasporti pubblici e l'ufficio del turismo. Vogliamo essere sicuri che la Segreteria di Stato dell'economia convalidi», ha aggiunto.

Diminuzione della metà - L'Ospedale del Giura (H-JU) è attualmente in contatto con il servizio giurassiano dell'economia e dell'impiego in prospettiva di depositare una richiesta formale di lavoro ridotto, ha indicato il portavoce dell'ente Olivier Guerdat. Ma per il momento non vi è entrata in materia.

A Ginevra le cliniche private hanno messo a disposizione le loro infrastrutture per le urgenze che non sono legate al coronavirus. Gli Ospedali universitari di Ginevra (HUG) trasferiscono così a loro una trentina di pazienti al giorno. Il numero di questi casi tuttavia non è sufficiente per colmare la riduzione di attività. Rispetto al normale quest'ultima è diminuita di circa la metà. Anche le cliniche private hanno chiesto il lavoro ridotto per una parte del loro personale che opera nei servizi non urgenti.

Nei cantoni svizzero tedeschi la situazione è la stessa per gli ospedali di Lucerna, Zugo, Uri come anche di Svitto. Anche gli ospedali privati basilesi hanno chiesto di beneficiare del lavoro ridotto, come il centro di Bethesda. Il numero di posti interessati dalla misura sarà noto nei prossimi giorni, ha fatto sapere l'ospedale. Questo dipenderà in particolare dal numero di dipendenti che potrà essere prestato ad altri istituti di cura sanitaria.

«Se non c'è altra possibilità» - Finora gli ospedali universitari di Ginevra (HUG) e l'ospedale di Friburgo non hanno ancora presentato domanda di lavoro ridotto. L'istituto ginevrino che si occupa di tutte le persone che sono state ricoverate dopo essere state infettate dal coronavirus non è rimasto senza lavoro dall'inizio della pandemia. Ha dovuto persino liberare risorse umane in alcuni reparti per trasferirle nelle unità che si occupano di pazienti con Covid-19, ha detto un portavoce, Nicolas de Saussure. Gli HUG beneficiano anche di risorse infermieristiche di alcune cliniche private.

Il lavoro ridotto non è (ancora) stato introdotto all'ospedale di Zurigo, sottolinea una portavoce. Stessa constatazione per gli ospedali di Berna. I nosocomi bernesi non devono preoccuparsi del futuro e secondo il consigliere di Stato, direttore della sanità, Pierre-Alain Schnegg, dovrebbero poter compensare la perdita di guadagno dovuta alla crisi del coronavirus.

Lo stesso vale per l'ospedale universitario di Basilea e cantonale di Basilea Campagna. «Se la situazione persiste dovremo prenderlo in considerazione, ma solo se non c'è altra scelta», scrive il servizio stampa di quest'ultimo. Attualmente il personale può ancora essere impiegato in parte in altri reparti o per svolgere altri compiti.

«Rimanere prudenti» - La situazione non è quindi la stessa in tutti i centri ospedalieri, ma la domanda si pone comunque. Occorrerebbe ormai riprendere alcune operazioni pianificate? «Ci si trova ancora in una fase critica. Occorre essere prudenti», ritiene Albisetti. Ma la FHV auspica che la questione venga esaminata. E che gli ospedali possano assicurare assistenza ai malati cronici riorganizzandosi nel rispetto delle direttive dell'UFSP.

Swiss Medical Network, che si era visto costretto a mettere in disoccupazione tecnica una parte del suo personale, aveva già chiesto qualche giorno fa alla Confederazione di «considerare un allentamento del divieto totale delle cure non urgenti, che permetterebbe di evitare un ulteriore accumulo, ma anche il peggioramento dei casi».

Per l'UFSP è importante mantenere l'ordinanza Covid-19 del Consiglio federale che vieta a ospedali, cliniche, studi medici o dentistici di effettuare interventi o trattamenti non urgenti. Ciò al fine di «garantire una sufficiente capacità ospedaliera in caso di afflusso di pazienti infetti», dato che il picco di malati non è ancora stato raggiunto.

L'idea è anche quella di evitare raggruppamenti di persone non essenziali in questi istituti per frenare la diffusione del virus, aggiunge l'UFSP.

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