Lo sfogo di un coltivatore Bio che deve buttare metà delle sue patate perché “troppo grandi”, lui: «Nessuno si lamenta: hanno paura»
ZURIGO - Patate troppo grandi, o dalle forme irregolari (tipo a cuore), mele perfette ma con la buccia un po' più rugosa del normale. Niente di strano perché, si sa, la natura è bella perché è varia, soprattutto se si coltiva Bio.
Non sono della stessa opinione però i grossisti e i dettaglianti dai quali, come riportato oggi dalla SonntagsBlick, la frutta e verdura non perfetta non viene nemmeno presa in considerazione.
Per chi la produce restano poche alternative: provare a rivenderla a livello locale, riciclarla in mangime per animali oppure buttarla, lasciandola nei campi. Non è una novità ma, come riporta il domenicale, spesso e volentieri gli agricoltori non parlano per non rischiare di venire "tagliati fuori".
Non ne può proprio più, però, il coltivatore bio Stefan Krähenbühl (41 anni) che ha deciso di sfogarsi: «Si tratta di standard assurdi... Penso alle mie patate dolci, i grossisti me ne hanno prese solo la metà perché erano troppo grandi... Il resto poi lo faranno arrivare dall'estero... È un sistema da ripensare, ma nulla cambierà mai se tutti tacciono, dobbiamo far sentire la nostra voce».
Dal canto loro i dettaglianti si difendono sostenendo che gli «standard sono definiti in maniera congiunta con i produttori» e che «non vi sono requisiti unilaterali» per quello che finirà sugli scaffali. Inoltre, sia Migros che Coop, mettono in vendita verdura e frutta dalle forme "non convenzionali" nelle gamme M-Budget e Ünique.
L'Unione svizzera dei contadini accoglie favorevolmente lo sforzo dei supermercati ma sostiene: «Si può fare molto di più», commenta la responsabile del Dipartimento, produzione, mercato ed ecologia Fabienne Thomas, «si tratta di prodotti spesso nascosti e difficili da trovare, le carote e le patate "storte" - per esempio - vengono un po' nascoste».
«Se i dettaglianti trattassero le loro politiche di vendita con serietà dovrebbero darci più risalto. Oggi come oggi, quello che fanno, è quello di dare ai consumatori un'immagine di frutta e verdura perfette, quando in natura questo standard semplicemente non esiste», conclude.