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BERNAMigliaia di persone in piazza per la parità salariale

22.09.18 - 15:42
La manifestazione contro la discriminazione tra i sessi è stata promossa a livello nazionale da oltre 40 organizzazioni. «La legge sull'uguaglianza è in vigore da 22 anni, ma la realtà è un'altra»
Keystone
Migliaia di persone in piazza per la parità salariale
La manifestazione contro la discriminazione tra i sessi è stata promossa a livello nazionale da oltre 40 organizzazioni. «La legge sull'uguaglianza è in vigore da 22 anni, ma la realtà è un'altra»

BERNA - Circa 20'000 persone, secondo gli organizzatori, hanno manifestato oggi a Berna a favore della parità salariale e contro la discriminazione tra i sessi. La dimostrazione è stata promossa a livello nazionale da oltre 40 organizzazioni.

I manifestanti erano presenti in centro città e sulla Piazza federale con numerosi cartelloni e palloncini colorati per rivendicare una maggior uguaglianza, ha rilevato un giornalista della Keystone-ATS presente sul posto.

La parità tra uomo e donna è stata sancita dalla Costituzione 37 anni fa e la legge è in vigore da 22. Tuttavia, potere e denaro non sono ancora distribuiti in modo equivalente, rilevano partiti, sindacati e organizzazioni di sostegno che hanno organizzato la manifestazione.

Le donne guadagnano circa un quinto in meno rispetto agli uomini, sono sottorappresentate in politica e nell'economia e svolgono la maggior parte del lavoro non retribuito. In media, sostengono gli organizzatori, è stato calcolato che al mese una donna guadagna 600 franchi in meno di un collega di sesso maschile. Questo denaro manca alla persona stessa, alla sua famiglia e in futuro alla sua pensione, ma rappresenta anche minori entrate fiscali.

«Le donne in Svizzera sono private annualmente di dieci miliardi di franchi», ha indicato Vania Alleva, presidente del sindacato Unia. La norma viene calpestata e i politici devono ora intervenire contro lo scandalo della disuguaglianza salariale.

Il Consiglio nazionale deve applicare la legge sull'uguaglianza con strumenti efficaci, esigono i dimostranti, richiedendo controlli salariali obbligatori e sanzioni per le aziende che vi si oppongono. Il Consiglio degli Stati negli scorsi mesi ha invece limato i dettagli e ridimensionato il disegno di legge in questo ambito. Lunedì la camera bassa dovrà approvare le disposizioni minime sul controllo dei salari. È attesa una decisione molto serrata: se dovesse passare il "sì", le grandi imprese dovranno verificare in futuro se retribuiscono allo stesso modo uomini e donne per un lavoro di pari valore.

Secondo Alleva, tuttavia, si tratta solamente di una "mini-riforma". In un comunicato giunto in serata, il sindacato Syndicom ritiene che «senza trasparenza e controlli salariali continueremo a brancolare nel buio anche in futuro».

«La parità di retribuzione è una questione di giustizia», ha sottolineato dal canto suo Dorothea Forster, presidente delle Donne protestanti in Svizzera, che ritiene insufficiente l'obbligo di effettuare controlli salariali nelle aziende con più di 100 dipendenti. Secondo Forster, dovrebbero essere tenute a farlo tutte le imprese che impiegano più di 25 lavoratori.

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