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VAUD / ZURIGOTamedia abbandona la mediazione

20.07.18 - 10:22
«Questa decisione unilaterale rompe in modo brusco le trattative», critica il governo vodese in una nota
Keystone
Tamedia abbandona la mediazione
«Questa decisione unilaterale rompe in modo brusco le trattative», critica il governo vodese in una nota

LOSANNA - Tamedia ha deciso di abbandonare la mediazione in corso sul futuro del giornale romando "Le Matin" avviata due settimane fa sotto l'egida del Consiglio di Stato vodese. Quest'ultimo e il governo ginevrino hanno accolto la notizia manifestando «la loro incomprensione e costernazione».

«Questa decisione unilaterale rompe in modo brusco e improvviso il processo di studio di tutte le alternative e fa di nuovo apparire il rischio di conflitto collettivo», critica il governo vodese in una nota diramata ieri sera.

Nelle ore precedenti l'editore zurighese aveva annunciato che domani sarà definitivamente l'ultimo giorno per la versione cartacea di "Le Matin" e che l'opzione di un suo mantenimento è stata abbandonata.

Tutte le parti sono giunte alla conclusione di scartare tale possibilità, ha scritto Tamedia nel suo comunicato, annunciando la fine della mediazione. L'editore ha motivato la sua decisione denunciando una mancanza di serietà riguardo alle proposte degli interlocutori e contestando lo stesso ruolo di mediatore da parte dello Stato.

La delegazione del Consiglio di Stato vodese riteneva invece che la mediazione dovesse continuare, poiché diverse piste dovevano ancora essere documentate e approfondite.

La «decisione unilaterale» dell'editore zurighese è stata presa senza informare prima le diverse parti in causa ed è fondata sulla menzogna, affermano dal canto loro le redazioni romande di Tamedia, il sindacato Syndicom e l'associazione dei giornalisti Impressum. «È falso sostenere che le redazioni romande hanno dato il loro avallo alla fine della versione cartacea del Matin», sottolineano in una nota. «L'editore - aggiungono - mostra stavolta che non disprezza soltanto i dipendenti e i lettori delle sue testate ma anche i poteri pubblici».

Quattro sedute negoziali e di lavoro si sono svolte tra il 9 e il 13 luglio al fine di approfondire diversi scenari possibili per salvare il quotidiano edito a Losanna. La delegazione del governo vodese ha anche incontrato il 14 luglio Christian Constantin, presidente dell'FC Sion, per discutere la eventuale realizzazione di un progetto di periodico sportivo denominato "Le Matin Sports". Un progetto che Tamedia intenderebbe ancora portare avanti «per coltivare la diversità della stampa in Svizzera romanda».

Sciopero sospeso - Dopo l'intervento dei governi cantonali vodese e ginevrino i dipendenti delle testate romande di Tamedia - La Tribune de Genève", "24 Heures" e "Le Matin", "Le Matin Dimanche", ma non "20 minutes" la cui redazione aveva deciso a maggioranza di non partecipare al movimento di protesta - avevano accettato il 5 luglio di sospendere lo sciopero iniziato due giorni prima.

Le parti si erano impegnate a interrompere, per la durata della mediazione, qualsiasi misura incompatibile con essa: i licenziamenti da un canto, lo sciopero dall'altro. I licenziamenti già notificati erano stati sospesi.

Il gruppo editoriale zurighese ha fatto sapere che intende concentrarsi ora sulla negoziazione di un piano sociale con l'appoggio dell'ufficio cantonale di conciliazione e di arbitraggio in materia di conflitti collettivi di lavoro. In questo contesto intende proporre «misure d'accompagnamento che permetteranno alle persone toccate di attenuare le conseguenze legate alla perdita dell'impiego e aiutarle a trovare una nuova attività professionale».

Nelle cifre rosse da anni, "Le Matin" - fondato nel 1893 con il nome "La Tribune de Lausanne" - cesserà dunque le pubblicazioni domani, 21 luglio, come annunciato in precedenza, e continuerà ad esistere solo nella versione online.

La misura, annunciata da Tamedia il mese scorso, comporta 36 licenziamenti, di cui 22 nella redazione. L'editore sostiene che il quotidiano ha perso 34 milioni di franchi nel corso degli ultimi dieci anni e di voler ora svilupparlo come «un marchio digitale solido con una redazione ridotta».

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