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80 anni fa quattro uomini sconfissero la "parete della morte"

BERNA80 anni fa quattro uomini sconfissero la "parete della morte"

17.07.18 - 15:22
Il 24 luglio 1938 alle 15:30 due austriaci e due tedeschi raggiunsero la vetta dell'Eiger passando dalla parete nord. Anche Hitler salutò la loro impresa
Keystone
80 anni fa quattro uomini sconfissero la "parete della morte"
Il 24 luglio 1938 alle 15:30 due austriaci e due tedeschi raggiunsero la vetta dell'Eiger passando dalla parete nord. Anche Hitler salutò la loro impresa

BERNA - «Mezzi congelati e stremati abbiamo infine raggiunto la vetta. I venti erano tempestosi. (...) Siamo scesi di qualche metro per stringerci la mano». È il racconto di Fritz Kasparek di uno dei momenti che hanno fatto la storia dell'alpinismo.

Il 24 luglio 1938 alle 15:30 per la prima volta degli uomini arrivarono in cima ai 1650 metri della parete nord dell'Eiger, la cosiddetta "parete della morte" considerata pressoché invalicabile. Gli eroi sono gli austriaci Fritz Kasparek e Heinrich Harrer, nonché i tedeschi Andreas Heckmair e Ludwig Vörg.

Prima di loro molte cordate avevano già tentato l'impresa nel corso degli anni precedenti, senza successo. La montagna bernese (3970 metri) aveva già tolto la vita a nove alpinisti e suscitato l'ira dell'"Alpine Journal", che non aveva esitato a definire la parete nord «un'ossessione per gli squilibrati mentali di quasi tutti i Paesi».

Il governo cantonale bernese nel 1936 aveva emesso persino un divieto di scalata temporaneo. L'anno seguente, aveva esonerato le guide alpine locali dall'obbligo di soccorrere gli alpinisti infortunati sulla famosa parete. L'effetto dissuasivo previsto non era tuttavia stato raggiunto: i candidati alla scalata continuavano ad affluire.

L'unione fa la forza - Il 21 luglio 1938 due coppie di alpinisti iniziarono la scalata separatamente: gli austriaci Kasparek e Harrer da una parte e i tedeschi Heckmair e Vörg dall'altra. Più in alto, decisero di unire le loro forze, in modo da trarne tutti beneficio: i tedeschi erano equipaggiati meglio, mentre gli austriaci conoscevano la discesa della parte ovest.

Le due cordate si batterono contro la roccia e il ghiaccio durante tre giorni e tre notti, resistendo a maltempo e a diverse valanghe. La loro unione era stata creata più dal destino che dalla volontà vera e propria. Tuttavia, subito dopo l'annessione dell'Austria alla Germania, la propaganda nazista non si lasciò scappare l'occasione di sfruttare l'evento per rafforzare l'immagine del Terzo Reich.

Elogi da Hitler - La «vittoria sulla parete dei titani» venne festeggiata come simbolo della determinazione e della forza comune dei popoli del Terzo Reich. Adolf Hitler accolse personalmente i quattro alpinisti di ritorno dalla loro impresa.

Gli abitanti dell'Oberland bernese avevano anch'essi desiderato che la parete nord fosse scalata, ma per tutt'altre ragioni, come aveva dichiarato allora un cittadino di Grindelwald al giornale "Bund": «Questa baraonda di turisti terminerà finalmente».

Fascino eterno - La parete nord dell'Eiger continua ad affascinare e attirare gli alpinisti, che nel corso degli anni hanno aperto oltre 30 nuove vie. Gli incidenti gravi non mancano: finora si contano oltre 70 morti.

Oggigiorno gli alpinisti di punta effettuano la scalata in qualche ora. Il record - risalente al 2015 - appartiene al bernese Ueli Steck, morto l'anno scorso sull'Himalaya: 2 ore e 22 minuti.

Percorsi di vita differenti - I quattro eroi del 24 luglio 1938 intrapresero, dopo il loro exploit, strade diverse.

Henirich Harrer diventò celebre a livello mondiale. Soggiornò sette anni in Tibet durante la Seconda guerra mondiale, instaurò un rapporto di amicizia con il Dalai Lama, arrivando a mascherare il suo passato nazista durante decenni, e morì nel 2006 all'età di 94 anni.

Andreas Heckmair si sforzò di mantenere le distanze con il nazismo. Onorato tutta la vita come eroe dell'Eiger, morì nel 2005 a 98 anni.

Ludwig Vörg, caporale nell'esercito tedesco, cadde il primo giorno della campagna di Russia, il 22 giugno 1941.

Fritz Kasparek si arruolò nelle SS dopo la sua impresa nell'Oberland bernese e combatté in Francia e in Russia. Qualche anno dopo la fine della guerra, rimase vittima di una caduta fatale durante una spedizione nelle Ande.

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