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BERNALa criminalità non ha religione

17.07.18 - 10:06
Per Pascal Gemperli, portavoce della Federazione delle organizzazioni islamiche svizzere, il credo religioso non è un fattore che influenza la criminalità
Keystone
La criminalità non ha religione
Per Pascal Gemperli, portavoce della Federazione delle organizzazioni islamiche svizzere, il credo religioso non è un fattore che influenza la criminalità

BERNA - Il credo religioso non è un fattore che influenza la criminalità. È quanto afferma oggi sulla "Neue Zürcher Zeitung" Pascal Gemperli, il portavoce della Federazione delle organizzazioni islamiche svizzere (FOIS), lamentando la stigmatizzazione dei musulmani nella Confederazione.

Secondo Gemperli, troppo spesso si salta a conclusioni attribuendo reati a determinate religioni. Per quanto riguarda la giustizia minorile ad esempio, i musulmani non sono sovrarappresentati.

Inoltre, spesso i fedeli dell'islam vengono qualificati come un blocco unico, mentre i cristiani sono suddivisi in diverse Chiese, fa notare il membro della FOIS. Per di più, prosegue Gemperli, la religione è un concetto molto astratto come la cultura, motivo per cui è discutibile instaurare un legame diretto fra essa e il rischio che una persona diventi violenta.

Molti crimini, vedasi gli omicidi d'onore, possono essere spiegati solo da una combinazione di cause scatenanti di origine religiosa, storica e sociale e non sono da far risalire a un'unica ragione. Gemperli denuncia anche una certa discriminazione nei confronti dei musulmani in Svizzera: dal 2013, i casi in questo senso sono più che raddoppiati.

«L'islam e le sue varie sfaccettature sono ormai ridotti a elementi problematici come terrorismo e radicalizzazione», mette in guardia Gemperli sulle pagine del quotidiano zurighese. A suo avviso, i musulmani nella Confederazione hanno una brutta reputazione e si ha la sensazione che non possano essere davvero svizzeri: una situazione che si protrae dagli attentati dell'11 settembre 2001 al World Trade Center di New York.

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