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SENZA TRUCCO SENZA ING…ARNOPressione no, concentrazione sì

07.12.22 - 09:06
«Mondiali più festa che obbligo, di facce realmente depresse io non ne ho ancora viste»
Imago
Pressione no, concentrazione sì
«Mondiali più festa che obbligo, di facce realmente depresse io non ne ho ancora viste»
Arno Rossini: «I primi 270’ di coppa li vivi in apnea, dopo però…».
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DOHA - I gironi sono andati. Gli ottavi di finale si sono consumati. Mancano ancora otto partite, compresa la finalina che nessuno mai vuole giocare, e sui Mondiali calerà il sipario. La competizione è dunque entrata nella sua fase caldissima (i quarti scatteranno venerdì), nella quale ogni errore può costare estremamente caro. La pressione sui giocatori, vista la posta in palio, sarà dunque massima…

«A dire il vero, non credo sia così - è intervenuto Arno Rossini - a questo punto, questo è il mio parere, chi è impegnato è talmente concentrato su quello che deve fare in campo che non ha tempo per farsi distrarre dalla pressione». 

Per gli ottavi sono teso. Per i quarti un po' di più. Per le semi ancora un altro po’. Per la finale ho la tremarella. Non funziona così? 
«Raggiunta la qualificazione alla fase finale della manifestazione e, in seguito, passati i gironi, credo ci sia una sorta di liberazione per tutti i protagonisti delle nazionali. La grande tensione c'è nelle partite nelle quali si rischia di perdere la faccia e in quelle nelle quali si è costretti a fare dei conti. Quindi, se non ti chiami Brasile e sai che il girone in qualche modo lo passi, i primi 270’ di coppa li vivi in apnea. Dopo però, insomma… è sempre un “la va o la spacca” nel quale la posta in palio è alta ma in realtà da perdere non c’è molto. Mi sono fatto l'idea che questa storia della pressione sia più qualcosa montata dall'esterno. Dai media, dagli appassionati, dai tifosi. I calciatori pensano al lavoro da fare, all’obiettivo da raggiungere».

Qualche partita vale tuttavia letteralmente quattro anni di lavoro e per le selezioni non di primissima fascia essere ai Mondiali non è una certezza…
«È vero. Ma penso che la Coppa del Mondo sia più una festa che un obbligo. Di facce realmente depresse, in fondo, io non ne ho ancora viste. Un calciatore fa il massimo, si gode il mese di grandi emozioni, ottiene quello che può e in caso di eliminazione… la vita continua. Stiamo comunque parlando di una manifestazione sportiva. Guardate per esempio i giocatori di qualche big uscita prematuramente, gli unici che avrebbero potuto essere affranti: si sono mostrati tristi la prima sera mentre il giorno dopo… sono andati in vacanza».

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