Il Lugano piange, l'Ambrì non ride… ma sta meglio
Il Lugano deve ripartire, l’Ambrì deve risolvere i suoi problemi.
LUGANO / AMBRÌ - Lontana meno di una settimana, la pausa per la Deutschland Cup è all’orizzonte, odiata da chi ora sta sprintando e invece bramata da chi, dopo una corsa lunghissima - ma non per forza proficua -, si ritrova con la lingua di fuori.
Tra questi c’è di sicuro un Lugano difficilmente leggibile, un Lugano che nelle ultime settimane sta infilando una bruttura dietro l’altra. Dopo aver incassato dodici reti nel penultimo weekend e aver rialzato almeno parzialmente la testa battendo, martedì, il fanalino di coda Ajoie, i bianconeri hanno firmato un nuovo fine settimana deludente: due match, due sconfitte, otto reti subite. Il tutto dando solo a sprazzi l’impressione di potersela giocare contro avversari come il tosto Bienne (4-1 alla Tissot Arena) e il balbettante Ginevra (1-4 alla Cornèr Arena). Coach McSorley si è detto deluso, i giocatori si sono detti delusi, i tifosi sono di sicuro delusi: tutto ciò a cosa porterà?
Per spiegare una situazione tanto grigia le possibilità non sono moltissime. Una è che la rosa sia, in realtà, meno competitiva del previsto. E in questo caso il dito si deve puntare contro Domenichelli. Un’altra è che chi scende sul ghiaccio non stia dando quanto potrebbe. E in questo caso il peso delle sconfitte è sulle spalle di atleti o allenatore. Ora che novembre è arrivato, però, non è il caso di cercare colpe, quanto piuttosto di trovare soluzioni. Disfattismo e fretta sono infatti nemici dei successi.
Meglio, seppur di grattacapi ne abbiano, se la passano invece ad Ambrì, dove tra mugugni e sorrisi sono comunque stati in grado di completare una settimana da cinque punti. Proprio il bottino raccolto, che ha permesso di consolidare il settimo posto della classifica, è il lato positivo di un cammino fino a questo momento contraddistinto da alti e bassi. I lati negativi? La mancanza di continuità è, appunto, uno di questi: passi la differenza di valore dell’avversario, due prestazioni - quella fornita venerdì a Zugo e quella di sabato in casa contro l’Ajoie - tanto diverse tra loro sono tuttavia difficilmente giustificabili. E poi c’è sempre lo scarso rendimento degli stranieri a tenere banco. In Leventina da anni si fa di necessità virtù, provando a raggiungere i risultati puntando sul gioco e sulla crescita corale. I guizzi degli “import”, però, sono necessari: servono per fare il salto di qualità...