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GINEVRA«Spalti ancora deserti? Forse sarà il prezzo da pagare»

07.05.20 - 08:00
Jan Cadieux, vice del Ginevra: «Covid-19? I ragazzi hanno lavorato individualmente. Da lunedì lo faremo in gruppi di 6».
Keystone/archivio
«Spalti ancora deserti? Forse sarà il prezzo da pagare»
Jan Cadieux, vice del Ginevra: «Covid-19? I ragazzi hanno lavorato individualmente. Da lunedì lo faremo in gruppi di 6».
Con il 40enne, ex coach dei Rockets, abbiamo parlato anche delle ultime vicende che hanno interessato i rivieraschi, con il Biasca che ha lasciato il progetto: «Sorpreso e un po’ "deluso”. Spero con tutto il cuore che si trovi una soluzione».
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GINEVRA - Con la stagione 2019/20 finita nelle grinfie del virus e mandata bruscamente agli archivi senza vinti né vincitori, i primattori dell’hockey svizzero si sono ritrovati privi di pattini e corazza in attesa che passi l’emergenza. Dopo settimane intense scandite da allenamenti rigorosamente individuali, da lunedì 11 ci sarà un primo segno di apertura, con il via libera alle sedute collettive.

«Questo è vero, ma procederemo a piccoli passi - esordisce Jan Cadieux, assistant coach del Ginevra - Ne abbiamo parlato e abbiamo deciso di iniziare con allenamenti a gruppi di 6. Quando si svolgeranno in palestra, sarà prevista una pausa di 30 minuti tra gruppetto e l'altro per permettere a una équipe di disinfettare il tutto. Anche se il rischio zero non esiste, vogliamo procedere con la massima attenzione».

La prima fase della preparazione è andata bene, ma lavorare individualmente non è sempre semplice.
«Siamo una squadra giovane, con diversi ragazzi poco più che ventenni. Abbiamo iniziato molto presto la preparazione, perché ci siamo resi conto che starsene a casa fermi era peggio. I giocatori hanno ricevuto pesi, cyclette e materiale video da analizzare: ora siamo già alla quinta settimana di lavoro».

Insomma si fatica, ma purtroppo non vi sono certezze nemmeno sul prossimo campionato. C’è la paura che possa saltare o venire pesantemente condizionato?
«Se ne parla e ne siamo consapevoli, ma vogliamo rimanere ottimisti. Ci concentriamo su noi stessi e su quello che possiamo controllare. Non vogliamo speculare su un rinvio o sul fatto che non ci sarà del tutto una stagione. È anche un test mentale e una prova di maturità per una squadra giovane come la nostra. Noi dello staff abbiamo anche il compito di tenere “sul pezzo” i ragazzi: nella nostra testa il focus è sul 18 settembre. Poi si vedrà».

Una possibilità è anche quella di uno slittamento o di un inizio a porte chiuse. In febbraio/marzo, l’idea di giocare a spalti deserti, era stata “bocciata” praticamente all’unanimità.
«Dopo uno stop del genere, tutti avranno voglia di ricominciare, anche se il prezzo dovesse essere quello di farlo a porte chiuse. Uno sportivo può allenarsi, ma poi manca la competizione. Si vive per quello. Insomma ci si adeguerà. Poi, dal punto di vista delle società e del business, è un altro discorso. Bisognerà capire il margine di manovra e, eventualmente, fino a che punto si potrà aspettare per evitare un inizio a porte chiuse ma portare comunque a termine le 50 partite. Ormai c’è poco da fare. La crisi è globale e va oltre lo sport. Noi possiamo adattarci me restare flessibili, consapevoli che al piano degli allenamenti potrà ancora cambiare diverse volte».

A Jan Cadieux, head coach dei Rockets dal 2017 al 2019, chiediamo poi un commento sulle ultime vicende che hanno interessato i rivieraschi, con il Biasca che ha lasciato il progetto con qualche polemica.
«Sono rimasto molto sorpreso e un po’ “deluso”. Ancora oggi ho solo buone parole da spendere sul progetto Rockets, fondamentale per i giovani e per l’hockey ticinese. Personalmente sono un grande tifoso dei farm team e credo nella loro bontà: le squadre di NL hanno bisogno un partner dove, con pazienza, i ragazzi possono crescere. Pensiamo a quanti hanno già fatto il salto nella massima serie... da quel lato i Rockets hanno avuto fin dall’inizio un grande successo. Ora, da quel che ho sentito, si vuole andare avanti e spero con tutto il cuore che si trovino le giuste soluzioni. Non è sempre semplice far convivere diverse realtà, ma bisogna cercare il modo di andare avanti. Insomma anche ai miei tempi non è sempre stato tutto perfetto, ma la notizia mi ha sorpreso».

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COMMENTI
 

Zarco 3 anni fa su tio
Io, invece per nulla sorpreso!
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