Il successo sul Rapperswil non ha fatto tornare la tranquillità alla Cornèr Arena. Dovrebbe comunque aver regalato almeno un'altra settimana a coach Ireland
LUGANO - La domanda è semplice: a livello tecnico questo Lugano è estremamente più debole di quello che la scorsa primavera sfiorò il titolo? Così fosse sarebbe facile spiegare il decimo posto della graduatoria.
La risposta? Altrettanto semplice: no, non lo è. È “solo” estremamente più incerto, meno sicuro dei propri mezzi.
Il titolo annusato, accarezzato, sfiorato e poi volato via è stato come un uragano: ha spazzato le stanze della Cornèr Arena e le teste dei protagonisti bianconeri, giocatori e staff tecnico. Per questi, convinti di essere diventati eccellenti, ripartire è stato difficilissimo. Quella foga, quell'unità e quella convinzione, che avevano fatto la fortuna dei ticinesi negli scorsi playoff, sono infatti inizialmente mancate e così la squadra si è riscoperta normale. Vulnerabile. E gli avversari ne hanno approfittato. I risultati sono stati scadenti, le convinzioni e la tranquillità sono sparite e tutto, influenzato da una classifica mai rassicurante, si è maledettamente complicato.
È partendo da questo presupposto – da lontano quindi – che si deve provare ad analizzare la situazione dell'odierno Lugano, una squadra competitiva (il terzo posto della graduatoria è comunque lontano solo dieci punti) ma frenata da mille paure e incertezze. I bianconeri targati 2018/19 non hanno la gabbia chiusa a doppia mandata e sono meno efficaci (rispetto al passato) nelle situazioni speciali. Sono battibili insomma. Se a questo si aggiunge che spesso hanno peccato per quanto riguarda costanza e intensità, si capisce come i rovesci, anche contro rivali sulla carta meno competitivi, siano stati frequenti.
Gioco male. Faccio pochi punti. La classifica diventa sempre più brutta. Calano sicurezza e serenità. Senza sicurezza e serenità gioco male. Se gioco male faccio pochi punti... i ticinesi sono entrati in un circolo vizioso difficile da rompere. Per uscirne servirebbe un evento traumatico. Il cambio dell'allenatore – anche se questo significherebbe ripudiare i progetti estivi – o forse semplicemente una vittoria colta contro una big, dominando o magari esultando per un gol all'ultimo secondo. Il successo sul Rapperswil, arrivato dopo la buona prestazione – infarcita però di errori e orrori – contro lo Zurigo, non pensiamo possa avere tale forza dirompente. Cogliere i tre punti contro Friborgo e Berna, nel prossimo weekend, potrebbe invece portare davvero alla svolta, dare la scossa tanto attesa.
In fondo però, a meno di inversioni di marcia più veloci del previsto, il prossimo fine settimana qualcosa potrebbe comunque accadere. Ireland è (per adesso almeno) ancora al suo posto. Pare in ogni caso difficile pensare che, se non saprà far rialzare i suoi neppure dopo i nuovi scontri, gli saranno date ulteriori possibilità.