È sulle colline di Imotski dove al croato piace vivere tranquillamente lontano dai riflettori.
Articolo redatto da Antonio Fontana
GLASGOW - Nonostante negli anni abbia vagabondato per l’Europa, tra Italia e Germania, nel cuore di Ante Rebic c’è spazio per un solo luogo in particolare, quello che potrebbe essere definito il suo habitat naturale. In nessun posto, infatti, il croato si è mai trovato a suo agio al pari di quando passeggia sulle colline che sorgono intorno ad Imotski, la città dell’entroterra di Spalato, di cui è originario. Il suo personalissimo locus amoenus rispecchia a tutti gli effetti le esigenze dell’attaccante 27enne. Lì può rilassarsi in una bolla di serenità, al riparo da quegli sguardi maliziosi che lo sorvegliano costantemente ma che non ha mai davvero sopportato.
Eppure, questa sua inclinazione alla pace e alla riservatezza parrebbe quantomeno paradossale guardando il suo atteggiamento nel rettangolo di gioco. L’attuale numero 12 del Milan non è di certo l’incarnazione della tranquillità, anzi, al contrario, è un tenace combattente, uno di quelli che quando gioca sembra animato da un ardente fuoco interiore. Prima della finale di Coppa di Germania del 2018, Francoforte – ex squadra del classe ’92 – e Bayern si stavano allenando sullo stesso campo. Thiago Alcantara si permise una battuta, alludendo al fatto che gli avversari non avessero chance di vittoria. Rebic non si tirò indietro. «Forse non vinco, ma domani ti ammazzo».
Il giorno dopo, segnò una doppietta e alzò la coppa al cielo. Perché è vero, il croato preferisce vivere lontano da eccessi e lussurie, ma in campo non si pone mai limiti.