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Bentancur disinnesca siluri (e lancia i suoi)

CHALLENGE LEAGUEBentancur disinnesca siluri (e lancia i suoi)

09.09.22 - 07:30
“B” come, Bellinzona, Bentancur e… budget: «Serve grande attenzione per non cadere nella “follia economica”»
TI-Press
Bentancur disinnesca siluri (e lancia i suoi)
“B” come, Bellinzona, Bentancur e… budget: «Serve grande attenzione per non cadere nella “follia economica”»
«Ho offerto la panchina del Bellinzona a Croci-Torti. Schällibaum? Rimanendo 7 partite su 35, con noi ha vinto il suo unico campionato in Svizzera»
Calcio - Challenge League11.09.2022

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5 - 1
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CALCIO: Risultati e classifiche

BELLINZONA - Domenica è atteso a Wil e, tenuto conto del fatto che la giornata offre pure Losanna-Yverdon, vincendo potrebbe anche trovarsi da solo in vetta alla classifica di Challenge League.

Non c’è che dire, considerando il suo status di neopromosso, il Bellinzona sta disputando un ottimo campionato. Vince, fa punti… ma è comunque criticato. Questo anche per come è gestito il club: dallo scorso anno si sono per esempio già visti quattro allenatori. Gli ultimi due, Schällibaum e Sesa, hanno poi chiuso i loro rapporti nonostante i buoni risultati. 

Per quale motivo?

«Fin dallo scorso anno abbiamo ricevuto molte critiche a questo riguardo - ha spiegato Pablo Bentancur, deus ex machina granata - Ma, secondo voi, sarebbe stato meglio non cambiare tecnici e continuare in Promotion League o, come abbiamo fatto, voltare velocemente pagina per poi vincere il campionato e riportare l’ACB in Challenge dopo nove anni? La gestione della squadra è buona. Per quanto riguarda Schällibaum e Sesa, non è vero come ho letto su molti media che sono stati licenziati. Sono state date informazioni sbagliate da persone che non hanno avuto neppure la correttezza di chiamare per chiedere quale fosse realmente la situazione. Sesa ci ha voltato le spalle, mentendo. Ha raccontato di non avere contatti con altri club e, “casualmente”, lo stesso giorno in cui ha chiesto la risoluzione unilaterale del contratto si è poi accordato con il Rapperswil. Cosa volete che vi dica? Non tutti i tecnici sono onesti. E soprattutto non tutti sono vincenti: nell’ultima di campionato, sulla panchina dei sangallesi, Sesa ne ha prese 4 a Baden…».

In molti ti accusano di essere ingombrante e di interferire nel lavoro altrui. Hai mai imposto la formazione o anche solo consigliato l’utilizzo di un giocatore a un allenatore?

«La verità è che quella bellinzonese è una piazza passionale ed esigente, nella quale i tifosi stanno dimostrando di apprezzare la mentalità vincente che stiamo provando a dare alla squadra. Ma non tutti gli allenatori sono preparati per resistere a una pressione tanto grande. E di sicuro pochi sono riconoscenti. Marco Schällibaum è uno di questi: un personaggio che, dopo la sua partenza, ha rilasciato quattro interviste sull’ACB e sul sottoscritto. In due ha parlato male e nelle altre mi ha fatto i complimenti dicendo che sono un professionista e un vincitore. Questo tipo di comportamento è quello di un uomo non sempre sobrio, come d’altronde è sembrato quando lavorava per noi. Per come la vedo io, avrebbe dovuto ringraziare il club, che gli ha dato lavoro dopo il suo licenziamento dalla U21 del Basilea».

Schällibaum continua a ripetere, a mezzo stampa, che la convivenza tra voi è stata difficilissima e che, nonostante la promozione ottenuta, non sarebbe potuto restare un giorno in più.

«Stiamo parlando di un mister che, in quasi trent’anni di carriera, in Svizzera non era mai riuscito a vincere un campionato. E badate bene che Schällibaum ha guidato la nostra squadra solo per 7 partite su un totale di 35. E di queste 7, nelle ultime 3 (contro Etoile Carouge, Chiasso e Stade Nyonnais) già si sapeva che eravamo l’unico club in possesso della licenza per giocare in Challenge League. A fine stagione ha mandato un messaggio dicendo che "aveva male al cuore perché aveva vinto il campionato e nessuno lo aveva chiamato per parlare del suo futuro". Penso che a provocargli dolore in realtà fosse il fegato. È di quello che deve preoccuparsi».

Il rapporto si è guastato.

«Ma non solo con me, non è qualcosa di personale. Continua a parlare male di noi. Lo ha fatto anche qualche giorno fa con il Blick. Perché? Forse perché ci è rimasto male per quel che è successo lo scorso weekend, quando il Bellinzona è andato a vincere a Yverdon e quando la maggior parte dei nostri giocatori non lo ha salutato prima o dopo la partita. In occasione del gol, poi, Souza è andato oltre riservandogli una dedica particolare. Insomma, in molti se la sono presa per le dichiarazioni che ha rilasciato nelle ultime settimane. Dichiarazioni che, d’altronde, sono state come gli allenamenti che ha fatto con noi: molto irregolari. Forse sono state il risultato delle sue feste nelle notti precedenti. Insomma, come si dovrebbe fare nel calcio, una volta chiuso con noi, Schällibaum avrebbe sicuramente fatto una figura migliore se si fosse concentrato sulla sua nuova squadra e se si fosse limitato a far parlare il campo».

Ma queste interferenze, alla fine, ci sono o non ci sono state?

«Credo che, in generale, per un allenatore poco vincente o non abituato a una squadra importante, sia difficile non ricevere qualche consiglio. Per quanto riguarda il Bellinzona, stiamo parlando di un club che ha in rosa sei giocatori uruguaiani e un argentino. Stiamo parlando di ragazzi che, per tradizione, hanno grande carattere. Gli uruguaiani sono figli di un Paese povero e con appena tre milioni di abitanti ma abituato a combattere per superare i vicini Brasile e Argentina. Per questo sono anche vincenti. E pure i ticinesi che abbiamo scelto per vestire la maglia granata, penso a Berardi, Tosetti, Centinaro, Mihajlovic e Doldur, sono essi stessi combattenti. Mettiamola così, qualche tecnico non ha avuto il coraggio di gestire un gruppo tanto tosto. Però voglio essere più preciso su questo tema, sulle mie presunte interferenze. Nel 2014/15, alla mia prima stagione di gestione sportiva, con Renzetti abbiamo portato il Lugano in Super League. Quell’esperienza mi ha fatto conoscere bene in Svizzera e, grazie a quella, due o tre club mi hanno chiesto di occuparmi per loro dei rinforzi stranieri. Non ho fatto nulla fino al 2020, fino a quando non mi ha contattato Murat Yakin. Ho accettato subito la sua proposta e per due anni consecutivi, quando allenava lui e quando allenava Andermatt, allo Sciaffusa ho portato sei uruguaiani. Potete chiedere: con questi mister non ho mai avuto una discussione. Mai mi sono permesso di chiamarli per dare dei consigli. Sapete perché? Perché stiamo parlando di allenatori esperti e intelligenti, che hanno saputo far esprimere al massimo tutti quei ragazzi, facendoli crescere e migliorare. E non mi riferisco a sconosciuti. In due anni in giallonero sono diventati dei goleador Pollero e Ardaiz, calciatori che in Ticino erano già passati ma che mai avevano segnato tanto. Questi sono grandi tecnici. Lo stesso si può dire di Tramezzani, Celestini o anche Croci-Torti, l’unico ticinese al quale ho offerto la panchina del Bellinzona. E questo prima che diventasse titolare di quella del Lugano, dove ha vinto una coppa molto importante. Non è venuto per rimanere accanto a Braga».

In mesi di polemiche, in pochi lo hanno sottolineato, non c’è mai stato un giocatore che ti ha criticato. Con chi scende in campo riesci ad avere un rapporto speciale?

«È una grande verità. Perché da fuori, quando non si ha idea di come si gestisce professionalmente un calciatore, è facile criticare. Io sono onesto con ogni ragazzo. Penso che sia il modo giusto di comportarsi. Molte volte è duro dover dire a qualcuno che deve andarsene o che non ha la minima possibilità di giocare. È stato difficile chiudere, per esempio, con Guarino, Melazzi, Rossini o Basic, uomini che mi conoscono bene e con i quali, insieme, abbiamo vinto uno o due campionati. È stato difficile farlo pure con Martignoni, Monighetti o Belometti, che ho conosciuto a Bellinzona. Parlare con chiarezza, senza sotterfugi, aiuta. Mantiene sinceri i rapporti. Dentro di sé, poi, il giocatore accetta serenamente di andare in un altra società se sa che in questa, per capacità tecniche o fisiche, può essere d’aiuto. È successo per esempio con Ivan Facchin. Nei giorni scorsi, per fare un ultimo esempio, Patrick Rossini mi ha invece scritto dicendomi che sa bene che, per come siamo e lavoriamo, lotteremo per salire in Super League». 

Tre partite, tre vittorie: Fernando Cocimano sta guidando uno staff che si sta dimostrando competente e affiatato.

«Fernando Cocimano sta dimostrando - insieme con tutto lo staff tecnico - di aver cambiato la mentalità di un gruppo che aveva perso due partite in casa subendo otto gol. Non era facile ma la verità è che oggi abbiamo una striscia di tre vittorie consecutive. L’allenatore che arriverà dovrà sapere che il Bellinzona è un club che ha una storia importante come pochi e che i suoi tifosi sono stanchi delle leghe “basse” e della mentalità perdente del passato. Stiamo lottando per raggiungere un obiettivo ambizioso: la salita in Super League. Su di noi c’è molta pressione, alla quale non tutti sono abituati. È una grande pressione, ma bella».

Per il Pablo Bentancur agente, l’avventura a Bellinzona è solo una questione di business? Da poco sul ponte di comando del club è salito Pablo Jesus “Pablito” Bentancur…

«Io do le mie opinioni, ma è mio figlio Pablo Jesus che fa gli investimenti e che lavora quotidianamente per il club. Io non posso farlo perché, con la mia società di giocatori, sono sempre in viaggio per lavoro. Nelle ultime settimane, per esempio, ho fatto operazioni di mercato in Messico, Italia, Brasile, Grecia e Turchia. Da genitore, accompagno mio figlio in questa avventura. E lui lavora tanto e impara in fretta. Sa che non si fa calcio per essere amati o famosi. Sa che per avere successo e raggiungere quegli obiettivi che segneranno la tua vita si deve essere professionali. Servono uno sforzo costante e tanta passione e, soprattutto, serve grande attenzione per non cadere nella “follia economica”. Accanto a Pablo Jesus c’è tanta gente che si sta impegnando affinché questo Bellinzona possa riuscire. Persone che lavorano nell’ombra o che comunque tengono un profilo basso. Penso a Paolo Righetti, Paolo Gaggi, Luca Zorzi, Roberto Mercoli e tanti altri. Tutti impegnati per l’ACB. Però, se dovete attaccare qualcuno, prendetevela pure con me. Criticate me ma lasciate in pace la squadra o i singoli giocatori».

Quest’anno in due salgono e la terza fa lo spareggio. Qualora riusciste nell’impresa di andare in Super League, avreste il problema del budget, che andrebbe almeno triplicato rispetto a quello attuale.

«Per il futuro del Bellinzona… quando saremo in Super League (ha detto così, senza esitazione, ndr) il primo pensiero sarà rivolto alla parte economica. È stato il primo pensiero anche nel 2015, quando con il Lugano salimmo dalla Challenge League. Per quello chiesi a Mino Raiola di acquistare il 60% delle azioni del club (Bentancur aveva il restante 40%) da Renzetti: per renderlo più solido economicamente e sportivamente. Mino aveva accettato di essere mio socio per costruire una squadra forte ma oggi, sfortunatamente, non è più qui. Però, dopo quasi trent’anni di calcio a livello internazionale, sarà per me facile trovare un partner importante. A maggior ragione ora che grandi gruppi economici stanno investendo nel pallone. Oggi l’ACB è una società sana a livello economico e sportivo; per questo per essa scelgono di firmare giocatori che militavano nelle massime serie in Europa, come Franco Romero, o in Nordamerica, come Chacón. Lo stesso vale per la Svizzera, con Tosetti e Berardi che hanno accettato di scendere di categoria. Altri invece hanno preferito noi a rappresentanti di Super League. E in questo caso mi riferisco a Mihajlovic. È bello sapere che Cristian Souza, uno dei migliori giocatori del campionato, ha umilmente deciso di provare la Promotion League nonostante avesse maturato esperienze nelle maggiori serie di Uruguay, Perù e Messico. Lo stesso vale per Tresor Samba, che è stato chiesto ufficialmente dal San Gallo e da due società di Challenge League. L’ex Basilea ha tuttavia optato per rimanere pur sapendo di non avere il posto garantito ma di doverselo guadagnare lottando con elementi del calibro di Pollero o Cortelezzi. C’è poi Joël Kiassumbua, titolare della selezione della Repubblica Democratica del Congo. E questi sono solo alcuni dei nostri bravi calciatori. Più importante di tutto, abbiamo un gruppo nel quale non ci sono stelle ma solo onesti lavoratori. Un gruppo di persone con grandi qualità umane, un gruppo di guerrieri che, al di là dell’allenatore, ne sono sicuro, saprà andare oltre i propri limiti e portare l’ACB dove merita di stare». 

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10FC Baden302466182563-38LWLLL
Ultimo aggiornamento: 20.04.2024 12:28
COMMENTI
 

Favio_2001 1 anno fa su tio
BENTANCUR NON È BELLO E MENO POLITICAMENTE CORRETTO, MA NON RICORDO UN ALTRO PROPRIETARIO CHE HA VINTO DUE CAMPIONATI IN TICINO NEGLI ULTIMI 30 ANNI.... Forse sbaglio e ce n'è un altro?

cle72 1 anno fa su tio
A leggere questa intervista, credo che non si possa più criticarlo. Si evince che è un grande conoscitore del calcio e ha le conoscenze per continuare a fare bene. Complimenti a lui e al Bellinzona, sarebbe bello il derby anche nel calcio.

Boss 1 anno fa su tio
non mi è simpatico ma sulla situazione Schällibaum ha ragione !!

fapio 1 anno fa su tio
Che sborone

Meiroslnaschebiancarlengua 1 anno fa su tio
Potete criticarlo. Però sa cosa vuole e non lo fa dire da altri.

sergejville 1 anno fa su tio
l'intervista più lunga di sempre
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