Il centrocampista, ora al Dortmund, è tornato sull'addio al Tianjin Quanjian, che gli garantiva 18 milioni a stagione: «Mia figlia aveva una seria malattia, ma lì gli ospedali erano inadeguati»
DORTMUND (Germania) - Una scelta di cuore, presa dopo un malessere. Da un anno Axel Witsel è tornato in Europa, e lo ha fatto dopo una brutta disavventura che ha provocato una reazione. Il centrocampista belga, ora felicemente legato al Borussia Dortmund, ha rinunciato alla cifra monstre che gli garantiva il Tianjin Quanjian (18 milioni a stagione per tre anni), dopo un episodio che ha coinvolto sua figlia.
«Mia figlia aveva una seria malattia all'intestino, aveva molto dolore - ha confidato Witsel in un’intervista rilasciata a "Dazn" - Negli ospedali internazionali presenti in città a Tientsin non avevano gli apparecchi per curarla. Dovevo quindi decidere se portarla in un ospedale cinese oppure se andare fino a Pechino, a 2 ore di macchina. Io e mia moglie avevamo poco tempo perché mia figlia stava peggiorando. Siamo quindi andati in uno degli ospedali cinesi, ma la situazione era surreale. Abbiamo preso un numeretto all'entrata e abbiamo aspettato, come se fossimo in fila al supermercato. Siamo rimasti lì quasi 3 ore. Dopo quell'esperienza ho detto a mia moglie che, finiti i Mondiali 2018, saremmo tornati in Europa. I soldi sono importanti, ma non danno la felicità».
E così Witsel - che in passato era stato vicinissimo anche alla Juve - è rientrato in Europa accasandosi al Dortmund, dove ora guadagna circa 10 milioni a stagione. «Quando decisi di rientrare dalla Cina avevo diverse offerte anche da PSG e United, ma per il Dortmund ero la prima scelta. Ho fatto bene a venire qui».