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L'OSPITE - ARNO ROSSINI«Calciomercato? È il mercato della carne, inutile fingere che non sia così»

12.06.19 - 10:32
Con il pallone fermo, sono le trattative a farla da padrone. Arno Rossini: «Quanti dei giocatori ingaggiati sono realmente voluti dai club? Non più del 10%»
KEYSTONE/EPA (ROBERTO BREGANI)
Il Mondiale U20 e quello femminile aiutano a placare la fame dei calciofili accaniti, che con la fine della Nations League hanno visto cominciare il loro periodo di magra
Il Mondiale U20 e quello femminile aiutano a placare la fame dei calciofili accaniti, che con la fine della Nations League hanno visto cominciare il loro periodo di magra
«Calciomercato? È il mercato della carne, inutile fingere che non sia così»
Con il pallone fermo, sono le trattative a farla da padrone. Arno Rossini: «Quanti dei giocatori ingaggiati sono realmente voluti dai club? Non più del 10%»
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LUGANO - Il Mondiale U20 e quello femminile aiutano a placare la fame dei calciofili accaniti, che con la fine della Nations League hanno visto cominciare il loro periodo di magra. Per vedere partite ufficiali, nel calcio dei grandi, bisognerà infatti attendere più di un mese. E pure le amichevoli, buone giusto per far smettere di brontolare lo stomaco, sono lontanissime.

In queste settimane a dettar legge è il mercato. A riempire le pagine dei giornali e le bocche degli esperti - da bar o meno - sono le trattative. Acquisti, cessioni... tutto ruota attorno ad affari presunti o realizzati.

«Tutto ruota intorno agli agenti - è intervenuto Arno Rossini - sono loro, in questo momento, a comandare. Sono come dei polipi».

Ma come funziona, in questo periodo dell'anno, il mercato? Le squadre acquistano giocatori che hanno seguito o solo ragazzi che vengono loro proposti?
«La percentuale di calciatori studiati a fondo e ingaggiati dopo un lungo corteggiamento è molto bassa. Secondo me non supera il 10%. Il resto sono tutti ragazzi messi in mostra dai procuratori».

Come in un negozio, insomma. Ho un buon articolo e il mio scopo è venderlo...
«Il mercato della carne. È inutile fingere che non sia così».

In tutto ciò le società cosa ci guadagnano?
«Non per forza un calciatore a te sconosciuto è un cattivo affare. Una volta che un agente prova a piazzare un suo cliente, sta a te direttore sportivo valutare se vale la pena investire».

E come fai a capire, ti fidi?
«Anche, se il rapporto con il procuratore è solido, puoi farlo. Normalmente però, prima di spendere dei soldi, si verifica se un giocatore è valido. Ci sono tanti modi. Uno di questi è consultare la piattaforma Wyscout. Lì ci sono tutte le partite e i giocatori del mondo. Lì puoi analizzare a fondo le prestazioni del ragazzo che ti stanno provando a vendere».

Guardando tutti i match che ha giocato?
«Sì, certo, anche. Più grande è il costo, più approfondita sarà l'analisi».

Ci sono i grandi club che spendono (quasi) senza problemi. La sensazione è però che tutti gli altri pensino prima al budget e in seguito al risultato.
«Molto spesso è così. Stiamo in fondo parlando di aziende, che investono per avere un ritorno economico. O almeno per non finire in perdita».

Da qui l'identikit del calciatore tipo da ingaggiare. Giovane, con ancora margini di crescita, che può esplodere...
«Certo. E in questo l'attività di scouting è fondamentale. Riuscire a trovare uno-due ragazzi futuribili permette di ammortizzare le spese fatte per i giocatori che invece non hanno sfondato. E ce ne sono molti. Permette inoltre di coprire almeno parzialmente anche altri costi. Molte società rimangono in piedi solo con questo giochino».

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