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LUGANOAmbizioni e vita ticinese, Bettiol si racconta

02.06.22 - 14:40
«Non penso che Nibali abbia deciso di andare in pensione per colpa mia»
EF Ticino
Ambizioni e vita ticinese, Bettiol si racconta
«Non penso che Nibali abbia deciso di andare in pensione per colpa mia»
Alberto Bettiol: «Nibali? Il mio idolo da bambino. Ma se è in forma mi batte ancora».
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LUGANO - Una carriera solida ma da arricchire con nuovi trofei, l’età giusta, tanta voglia di lasciare il segno: Alberto Bettiol sta lavorando duro per tornare al top. E lo sta facendo soprattutto… in Ticino. Già perché è nel nostro cantone che il corridore italiano della EF Education-EasyPost ha deciso di vivere e prepararsi per le sfide che lo attendono. Un territorio che il 28enne ama nonostante… le asperità.

«A differenza della mia Toscana, il Ticino è pieno di salite e di strade sulle quali mi posso allenare bene - ha raccontato proprio Alberto in una chiacchierata fatta nella sede luganese della EF Soggiorni Linguistici - È da tre anni che ci vivo e continuo a scoprirne di nuove. E questo è allo stesso tempo un aspetto positivo ma anche negativo. È buono per l’allenamento ma, per esempio, quando si è fuori forma, dover fare tutti quegli strappi non è molto facile. Diciamo che il territorio offre molte opportunità. Per quanto riguarda la quotidianità, invece... Scopro Lugano e il cantone in bicicletta. Ho amici e colleghi che mi portano a vedere cose nuove e mi trovo molto bene. Abito a Paradiso e mi piace, in estate, fare due passi sul lungolago».

Negli ultimi anni hai condiviso esperienze e ore di allenamenti “ticinesi” con Nibali, che da collega è diventato un amico. Vincenzo ha recentemente annunciato il ritiro a fine stagione. A 37 anni, in una gara “secca”, ti batte ancora o è stata anche la tua crescita a spingerlo ad andare in pensione? 
«Non penso abbia deciso di andare in pensione per colpa mia - ha aggiunto ridendo Alberto - In una gara secca, dipende: se è in salita o è molto dura… se Vincenzo è in forma mi batte ancora. Ma lui è più da grandi giri, ha molta resistenza e delle doti di recupero superiori alla media. Indipendentemente dall’aspetto tecnico però, Nibali rimane il mio idolo, quello che avevo da bambino, e avere la fortuna di conoscerlo e di averlo vissuto da vicino negli ultimi anni mi rende molto orgoglioso».

Tra coronavirus e problemi vari il tuo 2022 non è ancora decollato. In inverno vedevi questa come la stagione della definitiva consacrazione o ci sono aspetti del tuo ciclismo che credi di dover ancora migliorare?
«Più che migliorare mi sono messo in testa di ritrovare le prestazioni fatte nel 2019 e l’anno scorso. In mente c’è di “ritornare”. Sto lavorando forte per riuscire a raggiungere nuovamente i livelli più alti. Non è facile ma sono sicuro di potercela fare». 

Il grande obiettivo stagionale, a questo punto, è il Tour de France o il Mondiale di Wollongong?
«Il Tour è un obiettivo, magari l’ultima settimana in qualche fuga: punto a un successo di tappa. E poi dopo la Grande Boucle comincerà quella parte di stagione che mi proietterà verso il Mondiale in Australia, che non è proprio adatto alle mie caratteristiche ma… C’è un bello strappo di un chilometro, proverò a fare bene. Lì così come in generale nelle gare di fine anno».

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