Con le regole in vigore oggi il serbo non potrà partecipare agli Internazionali di Roma, in programma nel mese di maggio
Giovanni Malagò: «Personalmente ricevo decine di mail ogni giorno da mamme e papà imbufaliti perché i figli che non hanno il certificato covid non possono fare sport. Quindi...».
ROMA - Paese che vai, usanze che trovi. Questo proverbio sembra quel che più si addice all'attuale vita sportiva di Novak Djokovic, ai tempi del coronavirus. Dopo l'espulsione dall'Australia, il serbo è tornato in campo ieri a Dubai e resta in attesa di capire se potrà o meno partecipare al Roland Garros (22 maggio-5 giugno): le regole del governo francese vigenti oggi non gli consentono di prendere parte al Major parigino.
E Roma? Pure per il Masters 1000 in programma fra l'8 e il 15 maggio, le porte (ad oggi) sono chiuse. Anche se, con l'avvicinarsi dell'estate e con il miglioramento della situazione sanitaria, le regole potrebbero ammorbidirsi a vantaggio di Nole. «Se è giusto che Djokovic partecipi agli Internazionali di tennis a Roma? Assolutamente no - ha dichiarato alla Rai il presidente del Coni Giovanni Malagò - Il punto centrale è che bisognerà vedere cosa succederà da qui a maggio. Spero che la situazione sia migliore e ci sia la possibilità non solo di vedere Djokovic, ma anche di tornare a fare attività sportiva per tutti».
Tutta una questione di principio secondo Malagò. «Ricevo giornalmente mail di mamme e papà imbufaliti per il fatto che i loro figli non possono fare sport a causa delle regole sul green pass. Spiegatemi come facciamo a dire a queste persone che c’è una legge dello Stato che impedisce di fare sport ai loro figli e invece autorizza chi viene dall'estero...».