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CICLISMONon lo fece apposta: Sagan scagionato

05.12.17 - 11:49
Il ciclista slovacco: «Il passato è già dimenticato, ora si tratta di migliorare il futuro del nostro sport. Sono felice che il mio caso porti a sviluppi positivi»
Non lo fece apposta: Sagan scagionato
Il ciclista slovacco: «Il passato è già dimenticato, ora si tratta di migliorare il futuro del nostro sport. Sono felice che il mio caso porti a sviluppi positivi»
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LONDRA (GB) - Non servirà a dargli una sesta maglia verde ma il mea culpa dell'UCI ha il merito di porre fine alla procedura contro Peter Sagan.

Lo slovacco ha infatti accettato di ritirare la sua denuncia prima del Tas, che a Losanna avrebbe dovuto deliberare sulla controversa squalifica di Sagan all'ultimo Tour de France. Il ciclista fu escluso dopo la quarta tappa, il 4 luglio scorso, perchè la giuria dei commissari lo aveva ritenuto colpevole di aver intenzionalmente provocato la caduta di Mark Cavendish nello sprint decisivo.

Sagan si era scusato ma aveva negato qualsiasi carattere intenzionale nel suo gesto. Avendo esaminato i documenti presentati al TAS, compresi i filmati che non erano disponibili al momento in cui la giuria di gara aveva squalificato Peter Sagan, le parti hanno però concordato che l’accaduto è da leggersi come sfortunato incidente non intenzionale e che i Commissari UCI avevano preso la loro decisione nelle migliori condizioni possibili al momento. Su questa base, le parti hanno convenuto di non proseguire i procedimenti giudiziari.

Peter Sagan è soddisfatto della decisione: «Il passato è già dimenticato, ora si tratta di migliorare il futuro del nostro sport. Sono felice che il mio caso porti a sviluppi positivi, perché è importante per il nostro sport prendere decisioni giuste e comprensibili».

Ralph Denk, team manager di BORA - hansgrohe, aggiunge: «È sempre stato il nostro obiettivo chiarire che Peter non aveva causato volontariamente la caduta di Mark Cavendish. Nessuno vuole che i corridori cadano o si feriscano, quello di Vittel è stato un incidente di gara, come ne possono succedere nel corso di uno sprint. Il mio lavoro come team manager è quello di proteggere i miei corridori e gli sponsor ed questo che abbiamo fatto».

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