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MANNOUn Ticino sempre più povero

13.04.21 - 12:31
Michele Barchi e Matteo Taheri, candidati al Consiglio comunale di Manno
Michele Barchi e Matteo Taheri
Un Ticino sempre più povero
Michele Barchi e Matteo Taheri, candidati al Consiglio comunale di Manno

MANNO - I dati attualmente disponibili e le proiezioni future lasciano spazio a pochi dubbi. O il Cantone Ticino e le 111 municipalità sparse nel nostro territorio si sapranno reinventare oppure il nostro destino comune sarà uno solo: l’impoverimento.

Pare un esito ineluttabile. La storia insegna che grandi potenze e imperi non durano in eterno. Semplificando, il meccanismo può venir spiegato con un’espressione nota a tutti: “dormire sugli allori”. Ossia, restare inoperoso fidando su quanto già ottenuto.

Il boom economico del dopoguerra e il benessere generalizzato in parte “dopato” dagli ingenti capitali esteri depositati nelle nostre banche (anche ticinesi) è ormai un ricordo del passato. Viviamo un momento di svolta, in realtà già da diversi anni. I politici elvetici e - ci permettiamo di dire, in particolare quelli ticinesi - sembrano non rendersene conto, percorrendo imperterriti per la stessa strada. I pochi che hanno invece scorto il bivio davanti a noi, nella maggior parte dei casi brancolano nel buio, non sapendo quale nuova direzione intraprendere.

Impoverimento non significa - purtroppo - solo la diminuzione delle risorse economiche. Molti giovani fuggono o rimangono altrove alla ricerca di un futuro professionale e costruiscono al di fuori dei nostri confini le proprie relazioni sociali e famigliari. Il trend è chiaro, il Ticino si spopola e l’età media della popolazione aumenta. Una popolazione che invecchia non solo comporta maggiori costi (basti pensare alla sanità), ma perde energia e vitalità, coraggio e motivazione, ingegno e innovazione.

La regione del Luganese potrebbe essere fra le più colpite. A metà strada fra Zurigo e Milano - due poli sempre più attrattivi per i nostri giovani, complice anche Alptransit e la mobilità veloce - il rischio è quello di rimanere con il cerino in mano. Senza giovani, la nostra produttività sarebbe compromessa, e dunque il benessere generale. Oltretutto, l’ingente indebitamento resosi necessario dalla pandemia tutt’ora in corso non faciliterà di certo le cose.

Risulta pertanto legittimo chiedersi se possiamo oggigiorno contare su politici preparati e visionari, se vi è una comprensione approfondita di queste problematiche, se vi è sufficiente progettualità, lungimiranza e il coraggio di reindirizzare la nostra economia (fra le più in difficoltà della Svizzera).

Occorrerebbe dunque fermarsi un attimo. Acquisire consapevolezza della gravità della situazione. Occorrerebbe probabilmente anche rinnovare la classe politica, ristabilendo il giusto equilibrio fra il numero degli eletti, per così dire, in rappresentanza dei cittadini, per rispetto a quelli in rappresentanza dei gruppi di interesse. Dopodiché, definire le strategie principali volte a far rifiorire la nostra economia, dotare la nostra regione di una o più vocazioni principali (turistica, tecnologica, scientifica, o altro ancora), effettuare investimenti mirati, incentivare ed attrarre aziende e commerci (agendo ad esempio sulla fiscalità, essendo il carico fiscale delle nostre aziende fra i più importanti in Svizzera), nonché (di conseguenza) posti di lavoro e gettito fiscale, utile e necessario al benessere collettivo.

Non si può attendere ulteriormente. È arrivato il momento di rimboccarsi le maniche.

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