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L'OSPITEIl costo dei tamponi dei frontalieri? Deduciamolo dai ristorni

12.04.21 - 21:00
Lorenzo Quadri, consigliere nazionale per la Lega dei Ticinesi
Archivio Keystone
Il costo dei tamponi dei frontalieri? Deduciamolo dai ristorni
Lorenzo Quadri, consigliere nazionale per la Lega dei Ticinesi

Dal 7 aprile è possibile ritirare in farmacia i test “fai da te” per rilevare il coronavirus.

Già prima di Natale la Lega dei Ticinesi ha sollecitato - sia a livello federale che cantonale - una strategia di test di massa, al fine di contenere i contagi. La Lega è quindi indubbiamente favorevole ai tamponi a tappeto, ed è la prima a riconoscerne l’importanza. Testare e riaprire le attività economiche ancora chiuse è l’unica opzione di cui la Svizzera al momento dispone, avendo scandalosamente fallito nell’approvvigionamento dei vaccini.

Se testare è importante, è tuttavia altrettanto importante che i costi dei test ricadano sui soggetti giusti. Non va bene che il contribuente elvetico sia sempre tenuto a pagare per tutti.

Il Consiglio federale prevede che i tamponi “fai da te” (5 al mese) siano gratuiti - ovvero: a carico della collettività - non solo per i residenti in Svizzera, ma anche per i frontalieri (oltre che per i cittadini di Campione d’Italia).

I conti sono presto fatti: un test costa 12 Fr. Per cinque test al mese, fanno 60 Fr al mese. Moltiplicando per 70'115 frontalieri, si arriva a un totale di 4'206'900 Fr al MESE di test per i frontalieri. Questo solo in Ticino.

Tanto per cominciare, soltanto chi esibisce un tampone negativo non più vecchio di 48 ore dovrebbe poter entrare in Svizzera. Il controllo andrebbe quindi effettuato ai confini. Ma ciò non accade per deliberata scelta del Consiglio federale.

Che il nostro Paese, oltre a tenere le frontiere sempre spalancate e senza controlli, finanzi pure i test di massa ai frontalieri con i soldi dei contribuenti, va decisamente troppo in là.

In particolare la situazione non è accettabile in Ticino, dove la popolazione già deve pagare il prezzo, altissimo, degli eccessi nel frontalierato provocati dalla libera circolazione delle persone.
 
Per il nostro Cantone sono pensabili varie opzioni: i test “fai da te” o li pagano i frontalieri, o li pagano i loro datori di lavoro, oppure - soluzione più semplice - i costi dei tamponi vengono dedotti dai ristorni delle imposte alla fonte dei permessi G, che il CdS si ostina a versare ogni anno all’Italia.

Il problema non è comunque solo ticinese.

In Svizzera i frontalieri sono circa 345mila. 60 fr al mese (costo di cinque test) per 345mila permessi G equivale a una spesa mensile di 20,7 milioni di Fr.

È palese che questo costo non può semplicemente essere scaricato sul groppone di cittadini svizzeri.

Al proposito verrà presentata una mozione al Consiglio federale.

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