Cerca e trova immobili

L'OSPITEAccordi commerciali con chi non pretende di comandare in casa nostra

22.02.21 - 17:00
Lorenzo Quadri, Consigliere nazionale Lega dei Ticinesi
Ti-Press
Accordi commerciali con chi non pretende di comandare in casa nostra
Lorenzo Quadri, Consigliere nazionale Lega dei Ticinesi

Tra i temi in votazione il prossimo 7 marzo ci sarà anche l’accordo di partenariato economico con l’Indonesia. Si tratta di un accordo commerciale vantaggioso per la Svizzera e in particolare per le sue piccole e medie imprese - come sappiamo duramente colpite dalla crisi pandemica - che costituiscono la maggioranza delle aziende esportatrici verso quel paese.

Con 271 milioni di abitanti, l’Indonesia è la quarta nazione più popolosa al mondo, con una classe media e un potere d’acquisto in crescita.

Già oggi l’Indonesia è un partner commerciale importante per l’economia elvetica, che vi esporta merci per circa mezzo miliardo di franchi all’anno.

Tuttavia il volume degli scambi ha ancora delle grosse potenzialità di crescita: un’opportunità da non perdere. Tanto più che la Svizzera arriva prima. Nel senso che né gli USA né l’UE hanno al momento sottoscritto un accordo come quello oggetto della votazione popolare del 7 marzo.

Con il nuovo trattato, i dazi sulle principali esportazioni svizzere verso l’Indonesia verranno aboliti. In compenso, i prodotti industriali indonesiani potranno essere esportati nel nostro Paese senza dazi. Oggetto dell’accordo sono dunque i prodotti industriali; non quelli agricoli.

Questi accordi di libero scambio sono particolarmente interessanti anche per un altro motivo: sono trattati commerciali con partner che, diversamente dall’UE, non pretendono come contropartita di comandare in casa nostra, imponendoci le loro leggi e i loro giudici stranieri.

Ben vengano quindi i trattati commerciali che riducono la dipendenza della Svizzera dall’Unione europea. Uno è quello in votazione il 7 marzo. Un altro è l’accordo di libero scambio transpacifico (CPTPP). Questo trattato è stato sottoscritto nel 2018 tra 11 contraenti: Australia, Brunei, Canada, Cile, Giappone, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore e Vietnam. Detti paesi rappresentano circa 500 milioni di consumatori e il 13.4% del prodotto interno lordo mondiale. Il CPTPP costituisce la terza principale area mondiale di libero scambio, dopo l’accordo tra USA, Messico e Canada e il mercato unico europeo. La Gran Bretagna ha chiesto ufficialmente di aderirvi; perché la Svizzera non fa la stessa cosa?

I contrari - Chi si oppone all’accordo con l’Indonesia? I soliti rossoverdi, che puntano il dito contro l’olio di palma di produzione indonesiana. A parte il fatto che l’accordo contiene delle clausole stringenti sul rispetto dei diritti umani e sullo sviluppo sostenibile, la questione è ancora meno che marginale. La Svizzera importa annualmente 24mila tonnellate di olio di palma (quantitativo in continuo calo). Di queste, solo lo 0.1% (!) arriva dall’Indonesia. Far dipendere l’intero accordo, che è nell’interesse del Paese, da una quisquilia del genere, è un’assurdità. Ancora più “curioso” è che il njet venga proprio dalla parte politica (la sinistra) che sostiene giuliva accordi internazionali devastanti, come quello sulla libera circolazione delle persone; e che smania dalla voglia di sottoscrivere ogni e qualsiasi trattato internazionale che demolisca la nostra sovranità, rendendoci sempre più sudditi di organismi antidemocratici quali l’UE o l’ONU.

Il 7 marzo votiamo Sì all’accordo con l’Indonesia. E nei prossimi giorni la Lega presenterà una mozione a Berna affinché anche la Svizzera postuli la partecipazione all’accordo di libero scambio transpacifico, come la Gran Bretagna.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE