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L'OSPITEA pensare male spesso ci si azzecca, purtroppo.

09.02.21 - 12:32
Nadia Ghisolfi, Deputata in Gran Consiglio e Responsabile del sindacato transfair Regione Sud
Ti-Press
A pensare male spesso ci si azzecca, purtroppo.
Nadia Ghisolfi, Deputata in Gran Consiglio e Responsabile del sindacato transfair Regione Sud

Un anno fa avevo espresso le mie perplessità sulla riforma delle dogane, la quale prevede di riunire tutte le competenze come il controllo di persone, merci, veicoli e sicurezza dei confini fatta eccezione per il servizio antifrode. In particolare, esprimevo i miei dubbi sull’effettiva razionalizzazione ed efficienza del servizio, che ritenevo avrebbe invece mostrato tutte le sue lacune.

Lacune, quelle del progetto DaziT (progetto globale di modernizzazione e trasformazione dell’Amministrazione federale delle dogane), che rischiano di compromettere in modo irreversibile l’efficienza dei difensori dei confini ticinesi e svizzeri nel controllo del grande traffico di persone e merci sull'asse Nord-Sud e che inesorabilmente sono già emerse, creando preoccupazione e malcontento nel personale.

 Come spiega Ticinonline, l'amministrazione federale delle dogane ha infatti deciso di rafforzare la presenza alle frontiere sfruttando funzionari amministrativi. Una decisione che l’amministrazione federale ha cercato, ovviamente, di far passare sotto traccia, ma che all’atto pratico porta letteralmente sul fronte impiegati privi di una adeguata formazione per la sicurezza personale. I quali potrebbero ritrovarsi a fronteggiare situazioni di tensione con qualche malintenzionato, mettendo in pericolo la propria vita e quella altrui.

Una decisione che definire irresponsabile sarebbe ancora un eufemismo e per la quale rimbomba in modo preoccupante il silenzio del Consiglio Federale, che in tempi non sospetti aveva assicurato che non sarebbero state messe armi in mano a chi non se la fosse sentita. Non sarebbe la prima volta che Berna dice una cosa per poi farne un’altra, ma qui si gioca con la sicurezza dei nostri confini nazionali e, soprattutto, con la pelle delle persone.

Lo avevo detto e oggi più che mai lo ripeto: essere una Guardia di Confine non è un lavoro, bensì una missione. Per questo chi lo fa merita il massimo rispetto e deve essere messo nelle condizioni migliori di lavorare. E il Consiglio Federale in questo momento sta disattendendo entrambe le cose.

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