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L'OSPITECase anziani e Covid: Merlani e soci puntualmente e colpevolmente in ritardo

16.01.21 - 10:04
di Giuseppe Sergi
Ti Press (archivio)
Case anziani e Covid: Merlani e soci puntualmente e colpevolmente in ritardo
di Giuseppe Sergi

 

A tre mesi e mezzo dall’inizio di quella che viene comunemente definita la seconda ondata, le autorità sanitarie cantonali e il Consiglio di Stato hanno deciso di chiudere le case per anziani. Ufficialmente la ragione sarebbe la presa di coscienza, alla luce del caso di Balerna, della presenza della cosiddetta variante inglese, molto più aggressiva nella sua diffusione.

Naturalmente la decisione presa dal medico cantonale e dalle autorità si giustifica: ma, come spesso capita ormai dallo scorso mese di febbraio, arriva regolarmente in ritardo. Ritardi ai quali governo e autorità mediche cantonali ci hanno ormai abituati in questa seconda fase della pandemia.

Perché in ritardo e perché consideriamo il riferimento alla presenza e allo sviluppo della variante inglese poco più che una scusa per intervenire dopo avere, colpevolmente, permesso che la situazione nelle case anziane degenerasse in queste ultime settimane?

La risposta a questi interrogativi l’hanno già fornita alcuni giorni fa i deputati dell’MPS che, in un’interpellanza al Consiglio di Stato, non potevano che prendere atto dell’ennesimo fallimento nel tentativo di proteggere le case anziani dall’assalto del Covid.

I dati sono chiari. Se circa due mesi fa poco più della metà delle case anziani denunciavano dei contagiati (pazienti o personale) negli scorsi giorni la percentuale di case per anziani coinvolte era salita al 78% di tutte le 68 case presenti in Ticino: praticamente quattro su cinque! Nello stesso periodo la percentuale dei decessi passava dall1% dei pazienti (in cifre assolute 52 casi) a ben il 4% (209 casi), anche qui quattro volte tanto! Infine, la percentuale dei residenti positivi sul totale dei posti letto nelle varie case per anziani è, sempre negli ultimi due mesi, praticamente triplicato, passando dal 10 al 28%.

Un’occhiata all’evoluzione di questi dati a inizio gennaio avrebbe dovuto e potuto far concludere che già allora (cioè più di due settimane fa) avrebbe dovuto essere presa la misura annunciata oggi. Ma, è evidente, questo non sarebbe stato in linea con un Consiglio di Stato che ha passato le ultime settimane a spiegare che tutto andava bene e che non vedeva la necessità di assumere ulteriori misure. Questo non andava bene con un Consiglio di Stato che nulla ha fatto in questi mesi per aiutare le case per anziani, sostenendo in particolare il personale, per poter affrontare meglio la pandemia. Pensiamo in particolare, tra le misure che andavano e andrebbero prese, quella di sottoporre sistematicamente e con regolarità al tampone personale e ospiti (nelle case per anziani così come in altre strutture). Una scelta che diversi paesi (che possono vantare dei successi contro la pandemia) hanno già intrapreso.

Questa ultima sortita di Merlani e soci è un pietoso espediente per giustificare un intervento tardivo che, ancora una volta, è costato morte e dolore tra una fascia della popolazione già duramente colpita negli scorsi mesi. Un atteggiamento, quello di governo e autorità sanitarie, assolutamente indegno.

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