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L'OSPITEL’impatto del coronavirus sulla salute della nostra democrazia

18.05.20 - 11:00
Adriano Alari, avvocato e membro del PLR di Riviera
Adriano Alari
L’impatto del coronavirus sulla salute della nostra democrazia
Adriano Alari, avvocato e membro del PLR di Riviera

L’attuale crisi sanitaria ed economica legata al diffondersi e al contenimento del coronavirus hanno messo alla luce alcuni limiti della nostra società liberale e democratica. Se da un lato certi governi, nonostante si siano confrontati con una situazione completamente nuova, l’hanno affrontata -seppur non alla perfezione- con pragmatismo e su basi scientifiche, altri leader mondiali, ad esempio gli Stati Uniti, il Brasile, il Regno Unito, si sono fatti portavoce di alcune teorie non condivise dalla comunità scientifica internazionale. Ciò ha comprensibilmente generato preoccupazioni e malumori, anche tra la popolazione ticinese e svizzera. La domanda sorge spontanea: bisogna credere a scienziati sconosciuti o a presidenti e primi ministri che compaiono sui nostri schermi quotidianamente?

Mettere in dubbio l’operato del Governo è senz’altro legittimo e dimostra che la democrazia è sana e vivace. D’altro canto, se il dibattito e le accuse, spesso pesanti, nei confronti di chi ci governa sono effettuati sulla scorta di fumose teorie, elaborate ad arte e senza alcun fondamento scientifico, condivise sui social media senza alcuna verifica delle fonti e della attendibilità del contenuto, abbiamo un problema. Quando queste teorie poi sono sostenute da leader di democrazie costituzionali, le bufale acquisiscono valore. Un problema non nuovo, ma i cui effetti sono stati esacerbati dalle insicurezze generate dalla quarantena. Infatti, senza una base solida su cui fondare il dibattito politico, si finirà a parlare del nulla, concentrando le energie ed il tempo per sollevare e confutare strampalate teorie complottiste. Non è quello di cui abbiamo bisogno, né in questo difficilissimo momento storico, né in futuro.

Come evitare tutto ciò? Le soluzioni sono note. Ma siccome il problema continua a ripresentarsi, dobbiamo continuare a ribadirlo: verifichiamo i fatti. Innanzitutto, i politici che vorrebbero cavalcare la popolarità di queste teorie sui social network dovrebbero dapprima porsi una qualche domanda relativa all’attendibilità di un post su Facebook. In secondo luogo, i media tradizionali potrebbero essere più attivi nel confutare notizie false. Da ultimo, ma non per importanza, vi è la responsabilità di ognuno di noi. Dobbiamo essere critici, sia nei confronti dell’operato di chi detiene il potere, sia per quanto concerne complotti di caratura mondiale. Anche nel nostro piccolo, controllare i fatti prima di diffondere notizie è essenziale, ancor di più in momenti epocali come quello che stiamo vivendo.

 

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