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L'OSPITEL’isola di Alcina

17.03.20 - 13:39
Aurelio Sargenti, candidato del PS al Municipio e al Consiglio Comunale di Lugano
Aurelio Sargenti
L’isola di Alcina
Aurelio Sargenti, candidato del PS al Municipio e al Consiglio Comunale di Lugano

Scrivo queste righe prima di conoscere la decisione del Consiglio di Stato in merito al rinvio o meno delle Elezioni cantonali del prossimo 5 aprile. I cittadini stanno votando per corrispondenza da più di una settimana, per cui un posticipo può essere giustificato unicamente per ragioni (che non ci sono) di salute pubblica. Unico probabile momento di fragilità sta nelle operazioni di spoglio, le quali però possono essere dilazionate nel tempo in tutta sicurezza per chi se ne occuperà e gli eletti entreranno in carica a settembre.

Ma non è su questo che voglio riflettere, bensì sul fatto che in questi ultimi giorni la nostra vita è radicalmente cambiata: in ambito professionale, sociale e familiare. Eppure, se mentre scrivo guardo fuori dalla finestra, mi rallegro: la giornata è splendida, la natura con i suoi rumori sembra risvegliarsi come sempre e l’aria è tiepida; insomma un invito a godere appieno della giornata. Abbiamo davanti a noi l’isola di Alcina, un mondo incantato di cui dobbiamo diffidare. Qui sta il pericolo invisibile, subdolo: non possiamo uscire di casa e godere di queste meravigliose giornate se non per impellenti necessità o per brevi passeggiate da farsi con molta estrema prudenza in ossequio alle raccomandazioni delle nostre Autorità politiche. Da questi “arresti domiciliari” riusciamo a trarre dei benefici, che non sono poi così banali. Come la riscoperta del prossimo, dei principi che permettono una vita sociale onesta, solidale e rispettosa, del tempo sospeso che non corre più velocemente, dell’otium letterario (con la rilettura del Decameron, dei Promessi Sposi e – finalmente - della Storia della colonna infame, opere citatissime in queste settimane sui social). Stiamo (ri)scoprendo valori che stanno (o dovrebbero stare) alla base della nostra vita umana, da troppo tempo dimenticati. Quando è stata l’ultima volta che siamo usciti sul nostro balcone, con un libro in mano, «incontro là dove si perde il giorno»? O per scambiarci a voce i saluti tra condomini, altrimenti appena intravisti? Stiamo (ri)scoprendo che la distanza da percorrere a piedi o in bicicletta tra casa nostra e il negozio di alimentari o la piazza o la chiesa o la farmacia non è poi così grande ed è anzi piacevole. Stiamo scoprendo che si può anche lavorare da casa con pieno beneficio di molti, tra cui la famiglia. E l’aria? Sembra più pura grazie alla drastica diminuzione del traffico automobilistico. L’ambiente naturale pare trarre benefici dal nocivo, per noi umani, coronavirus

Tra tre, quattro mesi l’isola d’Alcina scomparirà e ritroveremo il mondo reale, conosciuto. Il nostro mondo. Non dimentichiamoci però dei valori che in questo momento, che forse non ci appare ancora in tutta la sua drammaticità, abbiamo (ri)scoperto: portiamoceli sempre con noi e coltiviamoli per rendere la nostra futura vita più piena, più ricca, più solidale.

 

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