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L'OSPITEL'università come mezzo di crescita economica

06.03.20 - 07:46
Lara Olgiati, candidata PLR al Consiglio comunale di Lugano
Lara Olgiati
L'università come mezzo di crescita economica
Lara Olgiati, candidata PLR al Consiglio comunale di Lugano

Nel 2018 l’84% degli studenti della Svizzera italiana ha scelto di frequentare un’università o una scuola universitaria professionale (SUP) oltre il Gottardo. Per il resto degli Svizzeri, invece, la percentuale di coloro che si sposta dalla propria area linguistica scende in modo netto e varia tra il 3% e il 5%. La domanda che sorge spontanea è: per i Ticinesi si può davvero parlare di scelta? Da un lato non offriamo la stessa molteplicità di indirizzi formativi, dall’altro i nostri atenei vengono ancora percepiti come non all’altezza rispetto a quelli situati oltralpe. Se ciò non bastasse, i nostri istituti soffrono di poco riflesso mediatico e coinvolgimento politico, mezzi fondamentali ai giorni d’oggi per attrarre investimenti, competenze e competitività. A conferma di ciò, Neuchâtel, cantone con la metà della nostra popolazione, investe nella sua università 47 milioni l’anno, il doppio rispetto al nostro (Franco Cavalli su CdT 30.01.2020).

L’effetto degli investimenti in università e scuole universitarie professionali non è tuttavia solo fine alla formazione; ciò ha importanti implicazioni per l’economia reale: investire nella formazione universitaria incrementa i salari e aumenta le opportunità di lavoro. L’economista Enrico Moretti ha infatti provato che un incremento nel numero di laureati genera un aumento degli stipendi a tutti i gradi di istruzione. Investire nello sviluppo degli istituti universitari non porta perciò beneficio solo ai diretti interessati, ma a tutta la cittadinanza.

L’Università della Svizzera Italiana contribuisce notevolmente all’aumento del numero di laureati raddoppiando nell’ultimo ventennio il numero di iscritti. Questo successo è dovuto all’ottimo risultato raggiunto a livello internazionale, infatti se da un lato il numero di studenti ticinesi è rimasto pressoché invariato, dall’altro gli studenti di nazionalità estera sono quadruplicati portando l’USI ad essere il secondo ateneo al mondo per internazionalità. Gli studenti stranieri sono quindi essenziali e parte integrante della crescita e dello sviluppo dell’istituto, ma sarebbe vitale affiancare a questo aumento anche una crescita “locale”.

Tuttavia anche se fossimo in grado di attrarre una buona parte di quell’84% di Ticinesi che ad oggi si trasferisce oltre il Gottardo per studiare, ciò non basterebbe a garantire la loro permanenza una volta concluso il percorso formativo. Bisogna essere anche in grado di trattenere il frutto dell’investimento. Ancora una volta, gli istituti di formazione universitaria possono aiutare: gli economisti Jaison Abel and Richard Deitz provano che avere istituti universitari che investono in ricerca aumenta fino a quattro volte la possibilità di mantenere il neolaureato a lavorare vicino al suo ateneo. La ricerca infatti porta molteplici opportunità di sviluppo economico che rendono attrattivo e competitivo il mercato del lavoro locale, come per esempio: brevetti condivisi tra istituti e settore privato, accademici che operano come consulenti per aziende locali, dottorandi, ricercatori e professori che partecipano in start-up.

La politica di Lugano deve quindi a sua volta essere in grado di dare la giusta importanza agli istituti universitari in quanto Lugano e la sua cittadinanza sarebbero tra le prime beneficiarie dello sviluppo dell’USI. Negli ultimi anni dei passi in avanti sono stati fatti e sono nati progetti quali il Lugano Living Lab, l’Ideatorio e il Mizar, ma ciò non è sufficiente, bisogna promuovere investimenti per far crescere ulteriormente la nostra università e ampliarne le aree di ricerca. In questo modo non solo adempiremmo a ciò che consiglia il rettore dell’USI Boas Erez “per combattere la partenza dei giovani, o per farli tornare, il metodo migliore è di investire nella formazione”, ma utilizzeremmo l’università anche nel modo auspicato dal dottor Cavalli ossia come “motore dello sviluppo della società anche in senso economico”.

Abbiamo tra le mani una gallina dalle uova d’oro, prima ce ne accorgiamo, prima possiamo iniziare a sfruttarne le potenzialità.

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