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L'OSPITEPer il bene comune, «Più abitazioni a prezzi accessibili»

18.01.20 - 15:24
Adriano Venuti, presidente Associazione Svizzera Inquilini – Sezione della Svizzera italiana
TiPress - foto d'archivio
Per il bene comune, «Più abitazioni a prezzi accessibili»
Adriano Venuti, presidente Associazione Svizzera Inquilini – Sezione della Svizzera italiana

Il prossimo 9 febbraio saremo chiamati alle urne per votare l’iniziativa federale «Più abitazioni a prezzi accessibili». Lanciata nel 2015 dall’Associazione Svizzera degli inquilini e sostenuta da una grande alleanza di associazioni e partiti, la nostra iniziativa si fonda su tre punti:
- la realizzazione di almeno il 10 per cento di abitazioni a prezzi accessibili tra le nuove edificazioni (promosse da cooperative o da altri enti di utilità pubblica);
- l’istituzione di un diritto di prelazione per l'acquisto a condizioni eque di terreni idonei da parte di cantoni e comuni;
- il sovvenzionamento di risanamenti energetici a condizione che questi non comportino la perdita di abitazioni a pigione moderata.

Sì tratta di una proposta equa e ponderata che va in favore dei ceti medio e basso senza andare a pesare sulla collettività. Infatti, malgrado la confusione che i nostri oppositori stanno diffondendo, non saranno comuni o cantoni a dover investire nella costruzione degli alloggi ma enti di pubblica utilità, appunto. Questi possono essere Fondazioni o anche Società Anonime, l’importante è che siano senza scopo di lucro, che è proprio ciò che consente di mantenere le pigioni il 20% circa meno care rispetto a quelle offerte dal mercato libero: nessun guadagno smisurato, nessuna speculazione sulle spalle delle inquiline e degli inquilini!

Il compito di comuni e cantoni, sarà quello di mettere a disposizioni i terreni per l’edificazione di alloggi a pigione moderata. Potranno farlo attraverso l’istituzione di un diritto di superficie vincolato a questo scopo. Vuol dire che l’ente pubblico (comune o cantone) mette a disposizione il terreno in cambio di un canone d’affitto, e il promotore immobiliare (l’ente di pubblica utilità) costruisce l’edificio a sue spese. Il rapporto tra ente pubblico e ente di pubblica utilità, che sono due cose completamente diverse, dovrà essere regolato da un contratto tramite il quale saranno stabilite le condizioni del diritto di superficie: il costo dell’affitto del fondo, la durata del contratto (compresa tra i 30 e i 99 anni), i termini di disdetta e le condizioni da applicare al termine del contratto stesso. Quindi l’ente pubblico, comune o cantone che sia, resta proprietario del terreno, e inoltre incassa l’affitto per il diritto di superficie.

Per quanto riguarda i sussidi per i risanamenti energetici, non si tratta di aggiungerne di nuovi rispetto a quelli già esistenti. Si vuole semplicemente introdurre la condizione che se il proprietario di un’abitazione riceve un contributo pubblico per lavori legati al risanamento energetico, queste spese non devono essere un motivo per aumentare la pigione.

Oggi, in Svizzera, gli alloggi di pubblica utilità rappresentano circa il 5% di tutto il parco immobiliare di nuova costruzione, noi chiediamo di arrivare al 10% a livello nazionale. Non è  un obiettivo estremo, ma sarà sufficiente per ottenere un effetto calmiere su tutte le locazioni.

Maggiore sarà l’offerta di alloggi di pubblica utilità, maggiore sarà la possibilità che il mercato si adegui portando a una diminuzione generale delle pigioni.

Per il bene comune, votiamo Sì all’iniziativa federale «Più abitazioni a prezzi accessibili»!

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