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16.09.19 - 08:14
Roberta Pantani, Consigliera nazionale, Lega dei Ticinesi
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Roberta Pantani, Consigliera nazionale, Lega dei Ticinesi

Le prossime elezioni federali passeranno agli annali della storia per le diatribe senza fine scatenate su congiunzioni, convergenze e divergenze tra partiti di sinistra e destra, ma anche di centro. Pure all’interno della medesima coalizione, non passa giorno senza che non volino stracci tra esponenti dello stesso partito ma di diverse correnti - solo la “balena bianca” di democristiana memoria riuscì a gestire queste asperità senza scossoni per quasi un cinquantennio, ma erano altri tempi - tra già esponenti di spicco e presunti o supposti tali. Tutto ciò non fa che disorientare l’elettore, che non ha già particolarmente voglia di fare il suo dovere di buon cittadino quando riceve il materiale di voto (vedasi il sempre più alto tasso di assenteismo) e in questo caso deve fare uno sforzo straordinario di volontà per non gettare la busta con tutto il malloppo necessario ad esercitare il suo diritto di voto nel bidone della carta straccia.

La lotta all’ultima scheda però fa diventare il prossimo 20 ottobre una data fondamentale. E perché? Si sa che l’opinione pubblica ha purtroppo un’idea stereotipata della politica federale: “Berna è lontana, tanto a Berna fanno quello che vogliono”. In realtà non è proprio così. Il prossimo quadriennio sarà fondamentale per la nostra indipendenza e la nostra sovranità. Anche nel 1992, quando votammo sull’adesione allo Spazio economico europeo, non avevamo alcuna chance di vincere: è andata però diversamente. E nel 2014, sull’iniziativa contro l’immigrazione di massa, nessuno avrebbe scommesso un franco sull’esito della votazione: eppure anche in quel caso, il Ticino fece la differenza. Fresco e recente è il risultato dello scorso 19 maggio sul recepimento della direttiva europea sulle armi: è andata male a livello nazionale, ma a livello cantonale abbiamo registrato un successo imprevedibile. Insomma quando c’è da farci sentire, ecco che in Ticino ci siamo.

E ora? Spinti dal vento verde e da una campagna martellante unilaterale gratuita e indiretta su tutti i media (avete notato di questi tempi come iniziano regolarmente i telegiornali dalle nostre parti?), che scientemente utilizzano per la maggior parte aggettivi come “sostenibile, ecologico, europeo, globale, climatico” ad ogni piè sospinto in ogni servizio e in ogni cronaca, allestendo artificiosamente una scaletta di priorità e creando interesse solo su determinati temi - come se gli altri fossero di minore importanza e non degni di nota - ecco che i temi riguardanti la Svizzera, l’Europa e le relazioni internazionali passano in secondo piano.

Ma non è proprio così.

Svizzera è un concetto dimenticato in questo frangente e non è un caso. Siamo uno Stato indipendente e sovrano all’interno di un’Europa che oggettivamente è allo sfascio. Ho qualche dubbio che la nuova presidente della commissione europea - tedesca di nobile lignaggio – abbia intenzione di risedersi al tavolo delle trattative con il nostro Paese, quando deve dapprima occuparsi di rimettere ordine in casa propria, cioè in quella europea. Probabilmente ci ritiene quella quantité négligeable da non meritare alcuna attenzione: d’altronde perché mai dare retta a qualcuno che intende difendere la propria indipendenza? Noi – è vero - ci mettiamo anche del nostro: fino a quando avremo un Consigliere federale, al Dipartimento degli Affari Esteri, che proclama ai quattro venti che mai diverrà un emulo di Trump, allora qualcuno o è al posto sbagliato oppure non possiamo contare granché sulla capacità contrattuale della nostra diplomazia.D’altronde,i partiti storici per primi hanno allestito dei programmi elettorali in cui la parola “sovranità” è sparita, come se fosse un concetto di cui vergognarsi.

Rimaniamo noi. Domani in Parlamento si discuterà dell’iniziativa contro la libera circolazione delle persone e la sottoscritta è l’autrice della minoranza che propone al Parlamento e al Popolo e ai Cantoni di “accettare l’iniziativa”. La discussione sarà lunga ma abbastanza scontata: i due schieramenti sono chiari. Lega e UDC da una parte, resto del mondo dall’altra. In tempi di campagna elettorale da “quel resto del mondo” si levano accuse nei nostri confronti di essere disfattisti. Siamo solo realisti: questo sì. Votare Lista 8 il prossimo 20 ottobre, significa salvare il nostro Paese dal naufragio, in un mare di Paesi europei che stanno andando a fondo: solo in Svizzera se ne accorge nessuno.

#votalegaoleuropatifrega

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